Identità digitale per l’80% degli italiani, in 5 anni. È l’obiettivo che si è dato il commissario al Digitale, Diego Piacentini, che in un’intervista a Repubblica delinea gli obiettivi del Team per la trasformazione digitale nei prossimi mesi.
“Per far sì che ciò accada – dice Piacentini – il cittadino deve avere la possibilità e il vantaggio di utilizzare l’identità digitale per molti servizi”. Come ad esempio “il rilascio dei certificati, l’Inps, il pagamento delle multe, le attività con il ministero delle Finanze”. Secondo il commissario le PA “non devono più rilasciare una loro identità, stop a mille Pin diversi. Finora c’è un’incidenza forte nella richiesta da parte di 18enni e insegnanti perché si sono registrati per ottenere il bonus e gli incentivi. La maggior parte delle identità sono rilasciate dalle Poste. In Francia al momento sono due milioni, anche lì la molla è un servizio utile, il controllo dei punti sulla patente. Nel corso del tempo diventerà per le persone un’abitudine quotidiana”.
Ma per cambiare la burocrazia ci vorranno anni, ammette Piacentini: “Le cose non capitano solo per legge. Prendiamo i pagamenti, esistevano già le norme, “l’obbligo di”. Ma ora stiamo migliorando i servizi, le interfacce, e stiamo lavorando con le amministrazioni perché si organizzino per farlo. Alcuni sono già molto avanti e incentivano i residenti: il comune di Gallarate dice ai propri cittadini, “Se saldate con PagoPa avete 10 euro di sconto sulla Tari”, perché io risparmio nella gestione”.
L’importanza degli incentivi, dunque. “È ingenuo pensare che qualsiasi processo di cambiamento di un sistema complesso, come la macchina dello Stato, avvenga in modo immediato – spiega – PagoPa esisteva dal 2012 ma fino a gennaio 2016 c’erano state 92mila transazioni. Ora siamo a 4 milioni, con una crescita annua del 311%. Stiamo aprendo il sistema, si può pagare con PayPal, presto anche con Satispay, una start up che permette transazioni con il cellulare”. E per dire che i risultati sono stati raggiunti si dovranno superare “i 100 milioni di transazioni in un anno”.
Per quanto riguarda l’annosa questione dell’Anagrafe Unica, il commissario non usa mezzi termini. “ “È la più difficile. Da essa dipendono decine di servizi, l’intero ciclo della vita delle persone rispetto alla pubblica amministrazione – sottolinea – Per alcuni anni diversi sistemi convivranno. Solo 19 Comuni sono a bordo, 435mila persone, ancora un numero ridicolo. Ma in presubentro ne abbiamo oltre 800, il 10% della popolazione italiana, quasi sei milioni di persone. Tuttavia abbiamo ancora alcuni colli di bottiglia da superare”.