L’innovazione digitale deve diventare prioritaria nelle strategie delle PA: valorizzare il capitale umano è l’obiettivo da raggiungere per vincere la sfida. Simone Puksic, presidente di Assinter, analizza le criticità ed evidenzia il ruolo che possono svolgere le in house nel percorso di digitalizzazione.
Quali sono le sue prime impressioni rispetto al quadro rappresentato dai lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul livello di digitalizzazione nella PA?
L’attività condotta finora dalla Commissione è stata senza dubbio utile e preziosa poiché, nell’evidenziare alcune importanti realtà virtuose, ha anche delineato i ritardi che ancora affliggono il sistema Paese e le troppe disomogeneità presenti. Come testimoniano le ricerche condotte dall’Osservatorio sulle Competenze Digitali di cui Assinter è partner, è opportuno un investimento serio ed efficace di risorse pubbliche sulla formazione delle competenze digitali del capitale umano in forza alla PA. Assinter, attraverso la sua Academy, è annualmente impegnata nella promozione e diffusione dell’alfabeto digitale dei servizi ICT ai dipendenti della PA e del mondo delle imprese, tuttavia simili iniziative di formazione andrebbero adeguatamente incentivate e ancora più incoraggiate.
Ritiene che all’interno della Pubblica Amministrazione si sarebbero potuti raggiungere maggiori e migliori risultati?
In verità non è interessante comprendere quello che si sarebbe potuto fare, bensì quello che si farà. Oggi il più grande motore di sviluppo economico e di risparmio della spesa pubblica è rappresentato dall’innovazione digitale. È una grande rivoluzione culturale. Dobbiamo capire che favorire i processi di semplificazione della PA è una necessità non più rinviabile, così da eliminare i ritardi funzionali ed efficientare i servizi erogati ai cittadini. Una PA digitalizzata è una PA al passo con la velocità del mondo che le gira intorno, dove sia possibile individuare le responsabilità, misurare i meriti, garantire la trasparenza dei processi decisionali e limitare gli arbitrii, le inefficienze e gli sprechi. Non è solo un problema di spending review ma, anche, di meritocrazia del personale della PA, garantendo così ai talenti di emergere.
Non crede vi sia anche un problema di diverse velocità, o disomogeneità, nel livello di servizi digitali erogati fino ad ora tra Regione e Regione? Un po’, del resto, quello che è venuto fuori dai lavori della Commissione d’inchiesta.
Il punto è riuscire a trasformare una criticità in una risorsa, tanto nella vita quanto nel percorso di definizione di una policy. Io credo che si vada verso un orizzonte strategico che potremmo definire di federalismo digitale, in cui le realtà regionali dovranno superare i propri confini territoriali e i rispettivi limiti geografici per mettere a sistema competenze verticali specifiche e cooperare per condividere buone pratiche comuni. È una sfida in cui siamo tutti ingaggiati, attori istituzionali e player privati, governo centrale ed esecutivi regionali, legislatori e soggetti di mercato: in una parola sola, cittadini.
Lei crede, quindi, che il comparto delle aziende IT in-house possa dare un contributo decisivo all’innovazione digitale all’interno delle pubbliche amministrazioni?
Assolutamente sì. Ancora di più alla luce delle evidenze messe in chiaro dal lavoro della Commissione d’inchiesta, di cui accogliamo con estremo favore la notizia della proroga dei suoi lavori parlamentari. Il know-how dell’intero comparto delle società IT in house providing da noi rappresentato è a disposizione delle agende nazionali e regionali di digitalizzazione della pubblica amministrazione e della stessa Commissione parlamentare. Ognuno di noi ha il dovere di accrescere il benessere collettivo generato da una maggiore innovazione dei nostri sistemi produttivi. Proprio a partire dal nodo dell’aggregazione della domanda di servizi IT, coerentemente con la necessità di trovare soluzioni operative alle questioni aperte dal Piano Triennale redatto dall’AgID e dalle disposizioni del nuovo Codice degli Appalti, Assinter continua ad avanzare una strategia di procurement intelligente, con un coinvolgimento proattivo dei soggetti IT in-house nel monitoraggio di tutte le fasi del procurement e non limitato alla sola fase della gara vera e propria.