Non si placano le polemiche sui Web-certificati. Lo Smi denuncia la
mancanza di un compenso per l'invio dei certificati medici
online e spese extra per il corretto funzionamento degli strumenti
tecnologici ed informatici in capo al medico. "L’attività
di invio dei certificati al Sac (Sistema di accoglienza centrale)
dell’Inps che non prevede alcuna remunerazione – denuncia il
Sinadcati dei medici italiani – E, come se non bastasse, costringe
i camici bianchi a sostenere costi aggiuntivi relativi ai mezzi
informatici. Il tutto eseguito con un rilevante impiego di tempo e
di energie a scapito dell'assistenza sanitaria dei
pazienti". Per questi motivi il sindacato ha dato mandato ai
propri legali di richiedere all'Inps il pagamento dei compensi
professionali per la compilazione e l'invio dei certificati di
malattia telematici.
"Secondo il ministero della PA e Innovazione – puntualizza
Pina Onotri, segretario organizzativo regionale Smi Lazio e
responsabile nazionale del servizio di continuità assistenziale –
grazie alla digitalizzazione, sono stati risparmiati dall'Inps
(per un totale annuo di 25 milioni di certificati) circa 590
milioni di euro. Il processo di data-entry dei certificati di
malattia online è stato completamente azzerato con il
licenziamento di centinaia di precari della pubblica
amministrazione e il lavoro svolto da questi ultimi è stato
completamente scaricato sui medici".
"Chiediamo – aggiunge Cristina Patrizi, responsabile area
convenzionata Smi Lazio – il riconoscimento di un giusto indennizzo
per mansioni burocratiche che ci sono state unilateralmente ed
arbitrariamente imposte, perché il risparmio della pubblica
amministrazione non si traduca in un danno totale per i medici di
medicina generale. Fermo restando che saremmo disposti a rinunciare
agli eventuali indennizzi economici, se fossimo alleggeriti di
questi ulteriori ed impropri compiti burocratici".