Nessuna nazionalizzazione della rete di Telecom Italia. La manovra
finanziaria approvata ieri ha messo definitivamente a tacere le
voci, circolate nei giorni scorsi, in merito alla possibilità di
annoverare a banda larga fra i servizi universali. Il testo della
manovra parla di "progetto strategico" sulla base del
principio di "sussidiarietà" per la realizzazione della
nuova infrastruttura a banda larga e larghissima (fibra e non solo
dunque). Ma, più importante, nel testo si parla di
"valorizzazione" degli asset, nonché di
"ammodernamento e coordinamento delle infrastrutture
esistenti": nulla a che vedere, dunque, con il paventato
esproprio della rete dell'azienda presieduta da Franco
Bernabè.
Gli interventi a cui fa riferimento la manovra sono inoltre
limitati alle sole infrastrutture passive che dovranno essere
"aperte e neutre": vale a dire che tutti gli operatori
dovranno rendere le reti accessibili, senza per questo
co-gestirle.
A occuparsi delle tariffe di accesso sarà escludivamente
l'Agcom a cui spetta "la definizione del sistema
tariffario in modo da incentivare gli investimenti necessari per la
realizzazione dell'infrastruttura nazionale e assicurare
un'adeguata remunerazione dei capitali investiti".
Nessun riferimento, infine, alla Cassa depositi e prestiti: si
parla di una possibile iniezione di risorse pubbliche e del
cofinanziamento di fondi strutturali europei (il progetto è stato
inoltre messo in cima a quelli finanziabili sulla base della
delibera del Cipe dell'11 gennaio scorso destinata alle opere
infrastrutturali). Per l'avvio definitivo del Progetto Ngn
servirà però un apposito decreto attuativo da parte del ministero
dello Sviluppo economico, di concerto con Tremonti e con il parere
dell'Agcom.