Secondo i dati diffusi oggi dall'Istat l'industria italiana
delle tecnologie (Elettrotecnica ed Elettronica), rappresentata da
Confindustria Anie, ha confermato a maggio segnali di debolezza
nell'andamento della produzione industriale.
Nel confronto con lo stesso mese del 2010, l'Elettronica ha
evidenziato una crescita della produzione industriale del 2,8%,
mentre l'Elettrotecnica ha registrato una flessione del 2,3%
(+1,7% la corrispondente variazione nella media del manifatturiero
nazionale). Nel confronto congiunturale – ovvero con aprile 2011 –
l'Elettronica ha registrato un incremento dei livelli di
attività del 2,1%; l'Elettrotecnica un calo dello 0,1%. Nella
media dei primi cinque mesi del 2011, nel confronto con lo stesso
periodo dell'anno precedente, i settori Anie mantengono un
risultato cumulato negativo (-1,2% per l'Elettrotecnica; -7,1%
per l'Elettronica).
"Nel mese di maggio la produzione industriale resta debole per
l'industria delle tecnologie – commenta il presidente di
Confindustria Anie Guidalberto Guidi. "Nonostante lo slancio
del 2010, la distanza dal picco pre-crisi non è stata colmata.
L'instabilità della produzione industriale nella prima parte
del 2011 allunga i tempi per un pieno recupero delle perdite
subite".
"A due anni dall'apice della crisi è possibile tracciare
un primo bilancio di questa lunga e graduale ripresa – prosegue
Guidi – Dopo l'accelerazione della prima metà del 2010, il
recupero dei settori Anie nell'ultimo anno si è dipanato a
velocità discontinua. Le tendenze nella media settoriale non
fotografano appieno un insieme articolato di esperienze e
dinamiche. Nel nuovo scenario le differenze non riguardano più
soltanto l'evoluzione dei diversi comparti, ma coinvolgono
anche gli operatori attivi nello stesso mercato di sbocco.
Protagoniste di questa fase si confermano le imprese esportatrici,
che hanno ampliato aree di destinazione e l'offerta tecnologica
e che proseguono a ritmi sostenuti nel percorso di sviluppo. Il
ritardo del mercato domestico nell'agganciare la ripresa spinge
gli operatori a differenziare il rischio, rivolgendosi con forza al
canale estero. Da inizio 2011 ci troviamo nuovamente a metà del
guado, mentre la visibilità torna farsi meno nitida".
"Ostacolano il cammino di uscita dalla crisi molteplici nodi
irrisolti – conclude – dall'incertezza in importanti mercati,
europei ed extra europei, alle tensioni sul fronte delle materie
prime. Le imprese guardano con preoccupazione a un rallentamento
della ripresa internazionale mentre le potenzialità della domanda
interna restano impoverite dalla mancanza di investimenti".