FOCUS NFC. Per banche e Tlc liason necessaria

In Italia manca il modello di business: come spartire investimenti e ricavi?

Pubblicato il 18 Lug 2011

Prendere l’autobus, fare la spesa, andare al cinema e al museo:
il tutto utilizzando solo il proprio telefono cellulare. Si tratta
di uno scenario possibile grazie all’utilizzo della Near Field
Communication (Nfc), una tecnologia di cui si sente sempre più
spesso parlare non solo sulle riviste di settore. Il 2011 è
infatti considerato da molti l’anno in cui i servizi Nfc, in
primis quelli relativi al mobile contactless payment, usciranno
dagli ambiti protetti delle sperimentazioni e dei progetti pilota
per trovare una diffusione di massa. Secondo le ultime stime di
Juniper Research, da qui ai prossimi tre anni l’Nfc sarà
presente sul 20% dei cellulari.

I segnali in tal senso sono numerosi: dall’evoluzione della
normativa comunitaria e nazionale – lo dimostra l’impegno
congiunto di European Payment Council (Epc) e Gsm Association
(Gsma) per la standardizzazione dei mobile payment all’interno
della Sepa, l’entrata in vigore del D.lgs 11/2010 che recepisce
in Italia la Payment Service Directive e l’obbligo per tutti gli
Stati membri di recepire la nuova Electronic Money Directive –
all’imminente uscita sul mercato di numerosi smartphone che
supporteranno nativamente la tecnologia Nfc, fino alla crescente
disponibilità di una rete di accettazione per i sistemi di
pagamento contactless. Tuttavia, affinché i servizi di mobile
contactless payment raggiungano una diffusione di massa, è
necessario un livello minimo di interoperabilità: i servizi devono
essere fruibili dal maggior numero possibile di utenti, al di là
dell’operatore con cui è stato sottoscritto il contratto di
telefonia mobile e del Prestatore dei Servizi di Pagamento (Psp) a
cui si è legati. Per tale ragione, banche e Mno devono stringere
accordi tecnici e commerciali al fine di creare iniziative di
“sistema”, così definite perché accessibili su tutto il
territorio nazionale o perché mirate a ricreare un ecosistema
complesso, in cui si integrano diversi servizi che coinvolgono più
di uno o due attori della catena del valore.

Al momento, in Italia, le uniche iniziative di sistema si trovano
nell’ambito dei Mobile Remote Payment. Rispetto ai pagamenti di
prossimità si registrano, invece, solo iniziative isolate, che non
prevedono la collaborazione tra le banche e gli operatori di
telefonia mobile. Il motivo principale riguarda la mancanza di un
modello di business condiviso: chi genererà ricavi e come? Chi
finanzierà gli investimenti iniziali? Chi pagherà per il
servizio?
Indicazioni a riguardo arrivano da Epc e Gsma, i quali lo scorso
autunno hanno prodotto un documento in cui emerge chiaramente il
principio della separazione dei domini di responsabilità, per il
quale le banche saranno proprietarie dell’applicazione di
pagamento e responsabili del ciclo di vita della stessa, mentre i
Mno rimarranno proprietari e gestori del supporto su cui essa è
installata, cioè la Usim.

In tale contesto un ruolo centrale verrà giocato dal Trusted
Service Manager, entità al di sopra delle parti che si pone come
intermediario tra gli operatori di telefonia mobile, l’industria
bancaria, i service provider e gli utenti finali per fornire
supporto tecnico e commerciale riguardo l’implementazione dei
servizi di mobile contactless payment. In uno scenario di mercato
in cui sono presenti più Mno e più banche, il ruolo del Tsm
potrebbe essere quello di acquistare all’ingrosso i servizi
dall’operatore di telefonia mobile, effettuare il packaging e il
pricing di tali servizi nei confronti dell’operatore bancario e
gestire i Service Level Agreement tra le parti, così da evitare
che ciascun operatore del mondo bancario debba negoziare
separatamente con ciascun Mno.

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