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Tim, Genish: “No alla separazione della rete, il nostro modello funziona”

L’Ad della compagnia: “In Australia e Svezia lo spin off è stato un fallimento”. E sulla banda ultralarga dice: “C’è ancora molto da fare sul fronte penetrazione. E’ anche una questione di domanda”. 5G: “In Europa siamo la telco che investe di più”

Pubblicato il 12 Dic 2017

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“Sulla banda larga L’Italia inizia a essere in linea con il resto d’Europa, c’è stato un miglioramento deciso che continuerà nei prossimi anni. Il settore in cui c’è più da lavorare in questo momento è la penetrazione dell’ultrabroadband, ma credo che l’Italia possa centrare gli obiettivi fissati dall’Ue per il 2020”. Lo ha detto Amos Genish, Amministratore delegato e direttore generale di Tim, nel suo intervento durante gli “Stati generali delle telecomunicazioni, l’Italia alla svolta dell’Ultrabroadband”, organizzato da CorCom con il patrocinio del ministero dello Sviluppo economico-Segretariato alle Comunicazioni, al Centro congressi Roma eventi nella Capitale.

Quanto alle ipotesi circolate sulla separazione della rete, l’Ad di Tim ha difeso l’attuale forma di parità dell’accesso della rete: “E’ un modello che funziona, Tim sta facendo meglio di British Telecom con Open Reach -. Bisogna togliersi dalla testa che la separazione della rete sia la soluzione ai problemi di connettività. In Italia qualunque player può accedere completamente alla nostra rete”. In più le esperienze di separazione della rete, secondo la ricostruzione di Genish, stanno dando prova di non essere vincenti. Gli esempi sono quelli dell’Australia, dove lo stesso Governo “ha ammesso che la separazione è stato un errore”, e della Svezia, “che – aggiunge – sta facendo retromarcia”.

Genish ha sottolineato l’impegno dell’azienda sul 5G, dove è in corso un programma di investimenti massiccio: “Tim è la società che investe di più in Europa sul 5G, una cifra complessiva di 9 miliardi di euro”, ha sottolineato.

Poi  Genish ha puntato sulla validità, almeno per l’Italia, del modello del fiber to the cabinet: “E’ un modello particolarmente indicato per questo Paese – spiega – anche per il modo in cui è strutturata la rete sul nostro territorio rispetto al resto d’Europa, con una distanza media di 200 metri dei cabinet dalle abitazioni e dagli utenti finali”.

Quella della banda ultralarga, così, ricorda l’Ad di Tim, non è soltanto una questione di connettività, ma anche di domanda: “Nel Paese sono ancora troppo basse le digital skill di base – afferma – e c’è un uso troppo basso dell’e-commerce e dell’e-banking. C’è ancora molto da fare per spingere sulle skill e per abilitare servizi, e noi operatori avremo anche il ruolo di stimolare il mercato. Proprio in questa ottica ad agosto 2018 Tim lancerà un’offerta convergente”, annuncia Genish, che comprenderà fisso, mobile e contenuti.

Infine un apprezzamento per l’attività del Governo con il piano Bul: “L’Italia sta facendo molto per spingere lo sviluppo della banda larga nelle aree a fallimento di mercato – conclude Genish – dove per gli operatori non sarebbe conveniente investire, e si tratta di un impegno unico nel panorama europeo, il Paese sta facendo meglio di altri. E’ un grande esempio di collaborazione pubblico privato che funziona”.

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