“Sotto il profilo dell’infrastrutturazione il Paese si è messo in movimento. Ma l’infrastrutturazione non è sufficiente, serve piuttosto una vera e propria trasformazione dell’economia, possibile solo attraverso l’evoluzione di imprese, Pubblica amministrazione e sistema formativo sul piano delle nuove tecnologie”. L’ha detto, Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale, partecipando agli ‘Stati generali delle Telecomunicazioni’, di scena oggi a Roma.
“Confindustria Digitale si è mossa per prima per stimolare la cultura, la diffusione e l’adozione delle nuove tecnologie, e il governo ha risposto in maniera positiva: gli incentivi pagano. Ma credo che uno dei pilastri di questo cambiamento sia stato anche il roadshow nazionale che ci ha portato a incontrare 40 mila imprenditori in nove mesi. Siamo riusciti a trasmettere l’idea che la trasformazione digitale non è un problema da delegare ai tecnici, ma una questione da affrontare in chiave strategica dal management. Il tema vero, però, è che in Italia ci sono 800 mila imprese: Come fare arrivare a tutte loro l’onda della trasformazione? Fare leva sui territori è un veicolo per mobilitare l’ecosistema, ma la politica deve mantenere e rafforzare le politiche di sostegno. Spero quindi che nei prossimi mesi non cali la tensione in tal senso”.
Per Catania la Pubblica amministrazione rappresenta in Italia un bell’esempio di best practice, che però non riesce mai a diventare sistematica. “Il Piano Piacentini è ben strutturato ma anche qui: come possiamo farlo arrivare a terra? L’architettura è chiara, meno definiti sono i modelli di distribuzione ed esecuzione. Il mio parere è che si debba passare a una logica di switch off, come è successo con la fatturazione elettronica, perché se aspettiamo l’allineamento dell’interno sistema non ci arriveremo mai”.
Secondo Catania, inoltre, la PA dovrebbe fare da traino per l’intero mercato. “Ci sono a disposizione tre miliardi allocati per l’innovazione, ma non si riescono a spenderli, perché mancano le risorse umane”. E il tema delle skill è quello conclusivo dell’intervento del Presidente di Confindustria digitale: “Se ci fossero 80 mila diplomati in meccatronica troverebbero subito lavoro. Dalle università italiane escono 8 mila ingegneri quando ne servono 15 mila. Dobbiamo inoltre lavorare sulla formazione dei manager pubblici”.