L’Atlantis torna a Terra. Sipario chiuso sullo Shuttle

La navetta spaziale atterra nella base Nasa di Cape Canaveral. Motivi di budget dietro la decisione di chiudere il programma spaziale che drena alle casse Usa 3 miliardi di euro l’anno

Pubblicato il 21 Lug 2011

La navetta spaziale della Nasa Atlantis è atterrata a Cape
Canaveral, in Florida, portando così a termine l'ultima
missione di uno Shuttle. Si conclude un programma trentennale con
135 missioni che ha reso routine i voli spaziali con ben 135
missioni, due delle quali funestate dalle esplosioni che hanno
distrutto due navette e sono costate la vita a 14 astronauti.

Una decisione, quella di porre la parola fine al famoso programma
spaziale, dettata soprattutto da ragioni economiche. Mantenere in
servizio la flotta degli space shuttle sarebbe costato infatti tre
miliardi di dollari l'anno oltre ad aumentare il rischio di
incidenti mortali, come sottolinea la stessa Nasa. Non a caso la
Casa Bianca ha al momento congelato l'ambizioso programma
"Constellation" varato dall'amministrazione Bush (con
obbiettivo un ritorno sulla Luna e l'esplorazione umana di
Marte), lanciando nel contempo un appello all'industria privata
per la quale i voli suborbitali sembrano tecnicamente alla portata
senza difficoltà eccessive.

Lo stesso programma shuttle rappresentava in realtà un grande
balzo tecnologico rispetto al progetto Apollo, ma già una prima
rinuncia di principio: il 12 aprile del 1981 venne lanciata la
prima navetta, che non era utilizzabile per l'esplorazione
spaziale, ma solo per i voli in orbita bassa; anche per questo nel
1998 venne iniziato l'assemblaggio della Stazione Spaziale
Internazionale "Alpha", considerata la panacea della
ricerca scientifica a microgravità e facilmente raggiungibile
dagli shuttle.

Unico manufatto a poter competere come simbolo dell'avventura
con le capsule Apollo – sebbene, appunto, per obbiettivi meno
ambiziosi – lo Shuttle era però molto più complesso tecnicamente
e la Nasa ha pagato carissimo il prezzo dell'ignoranza e della
sottovalutazione di alcuni rischi: il "Challenger"
esplose subito dopo il lancio nel 1986 per colpa di una guarnizione
difettosa e la decana delle navette, la "Columbia", si
disintegrò nel 2003 al rientro a causa di un danno al rivestimento
termico dell'ala sinistra.

Dopo la perdita del "Challenger" nel 1986 e del
"Columbia" nel 2003 – tragedia quest'ultima che ha
lasciato a terra le navette per due anni paralizzando i lavori
sulla Iss – la Nasa ha potuto contare su una flotta di tre shuttle:
"Atlantis", protagonista dell'ultima missione,
"Discovery" ed "Endeavour" – quest'ultima
venne costruita per sostituire proprio la "Challenger" e
subì alcuni lavori di ammodernamento rispetto alle sorelle , tra i
quali la possibilità di sfruttare l'energia dell'Iss una
volta attraccata, il che le permetteva di allungare fino a 14
giorni la durata massima di una missione.

Il primo space shuttle ad essere costruito, "Enterprise"
(battezzato in tal modo su richiesta dei fan di Star Trek), è
rimasto un modello statico e non è stato mai dotato di propulsori:
dopo che i tecnici decisero di apportare alcune variazioni al
progetto originale venne ritenuto meno costoso costruire ex novo
una nuova unità (lo sfortunato "Columbia") piuttosto che
modificare il prototipo.

Delle navette superstiti, Endeavour è destinata al California
Science Center, mentre il Canadarm montato sullo shuttle verrà
invece trasferito  in un museo canadese; Discovery finirà allo
Smithsonian Museum  – dove sostituirà Enterprise – mentre
Atlantis rimarrà esposta al Centro.

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