Conto alla rovescia per l'asta delle frequenze riservata alla
telefonia mobile. Domani alle 12 scade il termine per la
presentazione delle domande di ammissione alla gara, dalla quale il
Governo si aspetta un introito di 2,4 miliardi di euro, che
potrebbero salire a 3,1 miliardi se tutte le frequenze in palio
dovessero essere vendute.
La scadenza di domani è relativa alla sola ammissione alla
partecipazione: alla fine di luglio verranno comunicati i nomi di
coloro che sono stati ammessi, mentre per le offerte vere e proprie
ci sarà tempo tutto il mese di agosto.
Al momento, secondo quanto si apprende, è arrivata al ministero
una sola domanda di ammissione, da parte di uno dei quattro
operatori mobili, la cui partecipazione è peraltro scontata. Le
frequenze messe sul piatto, però, potrebbero fare gola anche agli
operatori mobili virtuali, e a questo proposito è circolato il
nome di PosteMobile.
Oggetto della gara sono le frequenze 800, 1800, 2000 e 2600 (che
arrivano dal ministero della Difesa e dal passaggio al digitale
terrestre), che saranno divise in blocchi, per un totale di 255
Mhz, vale a dire, come ha spiegato il ministero dello Sviluppo
economico, "la più grande capacità di spettro messa a gara
in Italia".
La tempistica dell'operazione prevede, entro quattro giorni
dalla presentazione delle domande, la valutazione delle stesse e la
comunicazione degli ammessi a partecipare. Da quel momento in poi,
gli operatori avranno tempo tutto il mese di agosto per mettere a
punto le offerte, che potranno essere anche solo per alcune
frazioni messe a gara: se il quantitativo messo in palio verrà
superato dalle offerte partirà la fase di asta vera e propria con
i rilanci. Le frequenze saranno assegnate entro la fine di
settembre, in contemporanea con il versamento della prima maxi-rata
degli importi, ma saranno rese disponibili solo dal gennaio
2013.
Sull'asta gravano però vecchi e nuovi problemi: oltre alla non
disponibilità delle frequenze che verranno battute a fine agosto,
attualmente occupate dalle tv locali, si fa strada anche il rischio
di oscuramento per alcune zone d’Italia, come scrive oggi Milano
Finanza, che potrebbero finire al buio se non verranno posti rimedi
al pacchetto di frequenze tlc. Il rischio oscuramento si spiega con
un fenomeno tecnico definito “accecamento”, ben noto e
verificatosi già in Gran Bretagna, che esemplifica al meglio
quello che può accadere quando c’è sovrapposizione di frequenze
di alta qualità su un territorio particolare come quello italiano.
L’accecamento comporta la mancata fruizione di tutti i canali
televisivi.
Le frequenze destinate alle società telefoniche, quelle che vanno
dal canale 61 al 69 così come sono state classificate oggi,
rischiano di sconfinare sui canali immediatamente precedenti, cioè
il 60, il 59 e soprattutto il 58, attualmente in uso a Mediaset in
via sperimentale per l’alta definizione ma che verrà inserito
nella gara per i cinque multiplex televisivi che il ministero retto
da Paolo Romani ha da poche settimane avviato dopo il via libera
della Commissione europea.
E i problemi, secondo MF, non finiscono qui. Sembra che anche il
canale 7 (188 – 195 MHz), inserito nel lotto "A" dei tre
multiplex destinati invece ai nuovi entranti della piattaforma
digitale, dalla Sky di Rupert Murdoch al gruppo Espresso di Carlo
De Benedetti, non sia di buona qualità e comporti addirittura la
necessità di modificare le antenne: un imprevisto che può
sicuramente mettere a rischio la capacità trasmissiva degli stessi
investimenti dei tycoon dell'etere.