Aveva detto a più riprese che mai si sarebbe liberato, in tutto o in parte, della propria partecipazione in Uber, la startup che aveva contribuito a fondare e a guidare da Ceo e che oggi vale 48 miliardi di dollari. Ma l’aver cambiato idea frutterà al manager, che si era dimesso da Chief executive officer dopo le pressioni ricevute da un gruppo di azionisti a causa di uno scandalo per presunte molestie sessuali, l’ingresso nel dorato mondo dei miliardari.
Oggi Travis Kalanick detiene una quota del 10% dell’app per il noleggio auto con conducente, e avrebbe deciso, secondo le indiscrezioni pubblicate da Bloomberg, di liberarsi di una quota del 29% della propria partecipazione, per un incasso da 1,4 miliardi di dollari.
La trattativa per la cessione sarebbe stata intavola con Softbank a guidare una cordata di investitori. Il manager sarebbe inizialmente stato disposto a cedere la metà della propria quota, il massimo possibile per un membro del board, ma sarebbe poi stato costretto a scendere a causa di una serie di accordi che gli investitori avevano già sottoscritto con la società.
Le dimissioni di Kalanick erano arrivate a giugno dopo un braccio di ferro con Benchmark, uno dei più grandi oltre che dei primi investitori nella società: “Amo Uber più di qualunque cosa al mondo e in questo difficile momento nella mia vita personale ho accettato la richiesta degli azionisti di farmi da parte – aveva detto motivando il suo passo indietro – per permettere ad Uber di tornare a costruire anziché essere distratta da un’altra disputa”.
L’accordo per la cessione, secondo le indiscrezioni, dovrebbe chiudersi entro la fine del mese.