Competence center al via. Con otto mesi si ritardo sulla tabella di marcia è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto congiunto Mise-Mef dà il via ai centri di alta specializzazione previsti dal piano Industria 4.0.
Si tratta, come si legge nel decreto, di poli di innovazione “costituiti, secondo il modello di partenariato pubblico-privato, da almeno un organismo di ricerca e da una o piu’ imprese. Il numero dei partner pubblici non può superare la misura del 50% dei partner complessivi”.
Il percorso però è ancora lungo. Due gli step: la scelta delle imprese partner da parte delle università – molto probabilmente tramite avviso pubblico con manifestazione di interesse – e il bando di gara vero e proprio del ministero dello Sviluppo (atteso tra una quindicina di giorni) che individuerà i poli “pubblico-privato”. Proprio il bando metterà a disposizione ulteriori 10 milioni di euro che si vanno ad aggiungere ai 20 milioni stanziati nel 2017 ma non utilizzati e ai 10 della manovrina di maggio scorso. Complessivamente sono disponibili 40 milioni.
I competence center dovranno essere costituiti con un contratto che oltre ai partner dovrà specificare l’attività e gli obiettivi strategici; l’entità e i tempi dei conferimenti; il divieto di ripartizione degli utili; la previsione di un organo comune che agirà in rappresentanza delle imprese partner su alcune procedure, ad esempio per accedere a garanzie sul credito o a strumenti per l’internazionalizzazione.
Ai competence center selezionati saranno assegnati fondi pubblici per un massimo teorico di 7,5 milioni di finanziamento per singolo polo.
Tre le funzioni che dovranno espletare:
- orientamento alle imprese, in particolare Pmi, attraverso la predisposizione di una serie di strumenti volti a supportare le imprese nel valutare il loro livello di maturità digitale e tecnologica;
- formazione alle imprese, al fine di promuovere e diffondere le competenze in ambito Industria 4.0 mediante attività di formazione in aula e sulla linea produttiva e su applicazioni reali, utilizzando, ad esempio, linee produttive dimostrative e sviluppo di casi d’uso, allo scopo di supportare la comprensione da parte delle imprese fruitrici dei benefici concreti in termini di riduzione dei costi operativi ed aumento della competitività dell’offerta;
- attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, proposti dalle imprese, compresi quelli di natura collaborativa tra le stesse, e fornitura di servizi di trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0, anche attraverso azioni di stimolo alla domanda di innovazione da parte delle imprese, in particolare delle Pmi.
Il decreto identifica anche le caratteristiche dei progetti di ricerca applicata presentati dalle imprese che potranno accedere ai benefici finanziari. Progetti che dovranno dimostrare un livello di maturità tecnologica medio alto (da 5 a 8) secondo la scala “Trl” (Technology Readiness Level) utilizzata anche per i progetti che partecipano ai bandi Ue Horizon 2020.