Italia in prima fila nel progetto di investimento su un supercomputer europeo. Insieme a Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna il nostro Paese risulta tra i primi firmatari del piano che punta a spingere sulla capacità di elaborazione di dati. Che potrà portare fra l’altro a una riduzione dei cicli di produzione delle automobili da 60 a 24 mesi. Ma anche a sviluppo di tecnologie mirate alla cybersicurezza, prevenzione di disastri naturali, diagnosi precoce e trattamento delle malattie.
E’ per questo che la Commissione europea ha presentato oggi il piano finalizzato a investire, insieme agli Stati membri, nella realizzazione di un’infrastruttura europea di supercomputer all’avanguardia a livello mondiale. I supercomputer sono necessari per elaborare quantità sempre maggiori di dati e apportare benefici in molti settori della società. Non solo: l’operazione è determinante per la competitività e l’indipendenza dell’UE nel campo dell’economia dei dati. “Oggi – dice la Commissione – sempre più spesso gli scienziati e le industrie europei elaborano i propri dati al di fuori dell’Ue, in quanto i tempi di calcolo disponibili nell’Ue non soddisfano le loro esigenze. Questa mancanza di indipendenza minaccia la vita privata, la protezione dei dati, i segreti commerciali e la proprietà dei dati, con particolare riguardo alle applicazioni sensibili”.
E’ stata creata dunque una nuova struttura legale e di finanziamento, l’impresa comune EuroHPC, che acquisirà, creerà e implementerà in tutt’Europa un’infrastruttura di calcolo ad alte prestazioni (HPC) all’avanguardia e sosterrà anche un programma di ricerca e innovazione per sviluppare le tecnologie e le macchine (hardware), nonché le applicazioni (software) destinate ai supercomputer.
Il contributo dell’Ue a EuroHPC ammonterà a circa 486 milioni di euro nell’ambito del quadro finanziario pluriennale attuale, cui corrisponderà un contributo analogo degli Stati membri e dei paesi associati. Si prevede che entro il 2020 saranno investiti in totale un miliardo di euro circa di finanziamenti pubblici, cui si andranno ad aggiungere contributi in natura da parte di privati aderenti all’iniziativa.
“I supercomputer sono il motore per alimentare l’economia digitale – dice Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea responsabile per il Mercato unico digitale -. La concorrenza è accanita e oggi l’Ue sta rimanendo indietro: nessuno dei nostri supercomputer figura nella classifica mondiale dei primi dieci. L’iniziativa EuroHPC mira a dotare, entro il 2020, i ricercatori e gli imprenditori europei di capacità a livello mondiale in questo settore, al fine di sviluppare tecnologie come l’intelligenza artificiale e creare le applicazioni quotidiane del futuro, ad esempio nei settori della sanità, della sicurezza o dell’ingegneria”.
“I supercomputer sono già al centro di notevoli progressi e innovazioni in molti settori che interessano direttamente la vita quotidiana dei cittadini europei – dice Mariya Gabriel, Commissaria responsabile per l’Economia e la società digitali -. Possono aiutarci a sviluppare una medicina personalizzata, a risparmiare energia e a contrastare i cambiamenti climatici in modo più efficiente. Un’infrastruttura di supercalcolo europea più potente racchiude un grande potenziale per la creazione di posti di lavoro ed è un fattore fondamentale per promuovere la digitalizzazione del settore industriale e per incrementare la competitività dell’economia europea”.
Grazie all’infrastruttura EuroHPC il settore industriale europeo, in particolare le piccole e medie imprese, potrà accedere più facilmente ai supercomputer per sviluppare prodotti innovativi. L’utilizzo del calcolo ad alte prestazioni ha un impatto crescente su vari settori e sulle aziende, in quanto riduce considerevolmente i cicli di progettazione e di produzione, accelera la progettazione di nuovi materiali, minimizza i costi, aumenta l’efficienza delle risorse, e accorcia e ottimizza i processi decisionali.
Il calcolo ad alte prestazioni è essenziale inoltre per la sicurezza e la difesa nazionali, ad esempio per sviluppare tecnologie di cifratura complesse, per individuare l’origine e rispondere agli attacchi informatici e per dotare la polizia di metodi di indagine scientifica efficienti o per effettuare simulazioni nucleari.
L’iniziativa odierna raccoglierà investimenti per istituire un’infrastruttura europea leader nei settori dei supercomputer e dei big data. L’impresa comune EuroHPC punta ad acquisire, entro il periodo 2022-2023, sistemi con prestazioni pre-esascala (cento milioni di miliardi, vale a dire 1017, di operazioni di calcolo al secondo) e a sostenere lo sviluppo di sistemi con prestazioni a esascala (un miliardo di miliardi, vale a dire 1018, di operazioni al secondo) basati su tecnologia UE.
Le attività dell’impresa comune saranno le seguenti: acquisire e gestire due macchine per il supercalcolo con prestazioni a pre-esascala di prim’ordine e almeno due macchine per il supercalcolo con prestazioni medie (capaci di almeno 1016 operazioni al secondo) e fornire e gestire l’accesso a detti supercomputer a un’ampia gamma di utenti pubblici e privati a partire dal 2020; attuare un programma di ricerca e innovazione sul calcolo ad alte prestazioni per sostenere lo sviluppo della tecnologia europea di supercalcolo, compresa la prima generazione di tecnologia europea per microprocessori a basso consumo energetico, e la co-progettazione di macchine europee con prestazioni a esascala e per promuovere le applicazioni, lo sviluppo delle capacità e un più ampio utilizzo del calcolo ad alte prestazioni.
L’impresa comune EuroHPC opererà nel periodo 2019-2026. L’infrastruttura sarà proprietà comune dei membri, che la gestiranno anche congiuntamente. Questi saranno costituiti in un primo momento dai paesi che hanno firmato la dichiarazione EuroHPC (Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna) e dai privati aderenti del mondo accademico e del settore industriale. Altri soggetti potranno associarsi alla cooperazione in qualsiasi momento, a condizione di fornire un contributo finanziario.