La Russia affila le armi contro il bitcoin. Il ministero delle Finanze ha preparato un disegno di legge che regola l’emissione e la circolazione di criptovalute. Lo ha reso noto lo stesso ministero sul suo sito internet. L’intenzione è quella di consentire la vendita e l’acquisto monete digitali attraverso società ad hoc; è escluso però che token o monete digitali vadano a rimpiazzare il rublo. Oltre a ridurre il rischio di frodi, il governo mira a tassare le criptomonete per andare a rimpinguare il bilancio pubblico. Il governo vuole ridurre il rischio di frodi e rendere possibile una tassazione sulle le transazioni di “cryptocurrencies”, utile per puntellare il bilancio pubblico.
Ad opporsi alle nuove regole la Banca centrale russa, secondo cui lo scambio di criptovalute in rubli o altre valute deve essere permesso solo con token emessi per attrarre finanziamenti.
Nel 2016, il ministero delle Finanze aveva proposto di punire penalmente l’emissione di monete digitali, ma l’iniziativa non è mai stata realizzata.
“Il commercio di monete digitali è diventato così diffuso – sostiene il ministero russo – che un bando su tale attività porterebbe alle condizioni per l’uso di criptovalute come strumento per il business illegale, il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento al terrorismo”.
Anche la Cina si è mossa. La Banca centrale di Pechino vuole mettere fine alla compravendita di Bitcoin e in una nota invita tutti gli istituti di credito ad “aumentare i controlli sulle transazioni e chiudere tempestivamente i canali di pagamento una volta che si è scoperto un sospetto scambio di criptovalute”.
E qualcosa si muove anche negli Usa. La Sec, l’autorità di controllo della Borsa Usa, non ha autorizzato i fondi nella valuta virtuale perché prima sono necessarie maggiori garanzie per gli investitor.