Asta Lte, Open Gate: per le telco un salasso pericoloso

“Il conto può rivelarsi più salato del previsto” sostiene la società di consulenza. Scongiurati i tagli lineari ai ministeri a carico delle Tlc che a fronte di 3 miliardi di spesa rischiano di non poter investire sui necessari upgrade di rete

Pubblicato il 06 Set 2011

Asta Lte, "il conto potrà rilevarsi più salato del
previsto". E a pagare non saranno solo gli operatori, "è
a rischio anche l'assetto concorrenziale del settore". Lo
rileva Antonio Rita, di Open Gate Italia, società specializzata in
Business Development e Public, Regulatory e Media Affairs, che
scrive "al termine della seconda tornata di rilanci il governo
ha già raggiunto il suo obiettivo: le offerte hanno superato quota
2,9 miliardi di euro; coperti i 2,4 miliardi già ascritti nel
bilancio statale con la manovra dell'estate scorsa,
l'esecutivo evita la 'clausola di salvaguardia' voluta
dal ministro Tremonti, salvando tutti i dicasteri da nuovi tagli
orizzontali, ma alla certezza dell'incasso fanno da contraltare
numerosi dubbi sulla possibilita' che la gara dispieghi effetti
virtuosi anche sul mercato".

"Il contesto competitivo non sembra che potra' avere
ricadute positive – prosegue Rita – Ai blocchi di partenza si sono
presentati solo 5 operatori (i 4 big radiomobili e Linkem) e solo
gli operatori mobili hanno presentato offerte in sede di gara.
Nessun nuovo player entrerà nel mercato, neppure quelli di cui si
era molto parlato e che avrebbero le risorse economiche per
partecipare all'asta (Poste), e quelli già presenti, come gli
operatori wi-max, hanno scelto di non acquistare
frequenze".

Anche il caro prezzo a cui verranno acquistate le frequenze
rischia, secondo l'analisi di Open Gate Italia, di vanificare
l'aumento della dotazione frequenziale in mano agli operatori
mobili. Ci si chiede – aggiunge Antonio Rita – se gli operatori
saranno in grado di fare ulteriori investimenti (necessari per
l'upgrade delle reti) dopo aver speso oltre 3 miliardi di euro
per l'asta e con la spada di Damocle della Robin Tax che pende
sui loro bilanci.

La gara Umts ed il fallimento di Blu e Ipse farebbero pensare di
no, ed è dunque probabile che gli operatori finanziariamente più
deboli potranno entrare in crisi di risorse e che la gara, quindi,
inneschi un ciclo di consolidamento del mercato piuttosto che di
apertura a nuovi attori e di aumento della
concorrenza".

Open Gate Italia mette infine l'accento sull'incertezza
relativa all'effettiva disponibilità delle frequenze poste in
gara: le emittenti locali si accontenteranno degli indennizzi
economici previsti e, soprattutto, il Governo avrà la forza
politica di liberare coattivamente le frequenze, qualora ciò si
rendesse necessario?

"L'asta – conclude a sua volta Laura Rovizzi,
amministratore delegato di Open Gate Italia – è certamente
un'importante occasione per valorizzare adeguatamente un bene
pubblico (le frequenze) dall'alto valore economico intrinseco
(per la scarsità della risorsa) ma soprattutto potenziale, in
quanto
in grado di creare le condizioni per lo sviluppo delle reti e
l'innovazione dei servizi, in una spirale virtuosa di
sviluppo".

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