“Ultrasonic bracelet and receiver for detecting position”: ecco il nome assegnato al brevetto depositato da Amazon per il suo “braccialetto” al centro di polemiche. E’ il 2016, l’inventore Johnathan Evan Cohn. Si tratta di un sistema in grado di monitorare i movimenti dei magazzinieri tra gli scaffali degli store Amazon, attraverso braccialetti collegati via radio a una rete “smart” che connette le mani dei lavoratori ai contenitori giusti.
Amazon non ha commentato, come sua abitudine, le applicazioni della tecnologia brevettata, scrive GeekWire che per primo si è occupato della notizia. Ma si suppone che potrebbe essere utilizzata nei centinaia di centri di smistamento di Seattle.
Non è la prima volta che la questione guadagna il centro della scena. Già l’anno scorso, quando le domande di brevetto furono pubblicate, si moltiplicarono i commenti preoccupati sull’eventuale utilizzo improprio dei braccialetti: non per facilitare il lavoro degli operai, ma per controllarne l’efficienza. Eppure, scrive su GeekWire esperto di tematiche scientifiche e aerospaziali Alan Boyle, nei documenti dei brevetti non esiste traccia di questo. Il concetto alla base è invece il tentativo per risparmiare ore di lavoro: “Gli approcci esistenti per tenere traccia delle merci da archiviare o da prelevare possono richiedere al lavoratore azioni che richiedono molto tempo (pulsanti da premere, associati al contenitore, scansione di un codice a barre associato allo scaffale… ): di conseguenza ogni approccio che facilita il tracciamento dei movimenti rispetto alla posizione nel magazzino è degno di interesse”.
I sensori del sistema operano una sorta di triangolazione mani-scaffale-merce che facilita la gestione del magazzino. Oltre a raccogliere i segnali, il sistema potrebbe inviare segnali ai lavoratori indicando che le loro mani si stanno dirigendo verso lo scaffale giusto.