ELEZIONI 2018

Più Stato nel digitale: il tech-programma politico del M5S

Infrastruttura di rete a maggioranza pubblica, cabina di regia unica per il digitale, tutela delle emittenti pubbliche e private nella transizione verso il 5G. Ecco le proposte del movimento fondato da Beppe Grillo per affrontare la sfida digitale

Pubblicato il 06 Feb 2018

grillo-dimaio

“L’intero comparto telecomunicazioni è fondamentale per la crescita del nostro Paese, soprattutto in relazione alla Quarta rivoluzione industriale basata su internet delle cose, big data, intelligenza artificiale e robotica. Oggi tutto è digitale e connesso, l’azione del prossimo governo dovrà essere quella di mettere al centro innovazione, rete e digitale permettendo a cittadini, imprese e Pubblica amministrazione di usare le nuove tecnologie”: è questa l’introduzione al capitolo “Telecomunicazioni” del programma elettorale del M5S. A differenza del programa del Pd che “dissemina” il digitale tra le voci di programma, il movimento fondato da Beppe Grillo affronta la maggioranza degli aspetti legati alla gestione e sviluppo delle nuove tecnologie in un’unica parte.

Governance digitale. il M5S punta alla formazione di un’unica cabina di regia che superi la “frammentazione” dovuta alla distribuzione di ruoli su vari livelli della pubblica amministrazione responsabile di “un peggioramento della catena di comando e dell’organizzazione”. Dunque serve “istituire un nuovo soggetto nel prossimo Governo che semplifichi la governance digitale”.

Banda larga e ultralarga. Il MoVimento 5 Stelle vuole una gestione ed una infrastruttura di rete a maggioranza pubblica. Si punta a “promuovere un’unione tra la futura Open Fiber pubblica e la principale infrastruttura di rete del nostro Paese”. Perché “considerati gli ingenti investimenti fatti tramite bandi Infratel vinti quasi tutti da OpEn Fiber, vogliamo rendere questa società a maggioranza pubblica creando le condizioni per unire i maggiori soggetti in un’unica infrastruttura”. Secondo il movimento fondato da Grillo “tale infrastruttura è essenziale per lo sviluppo reale dell’Italia ed è l’unica opzione per garantire standard di sicurezza elevati. Tutti gli investimenti infrastrutturali degli ultimi anni, dovranno fornirci una rete che duri nel tempo, in quanto i dati storici ci dicono che la richiesta di banda aumenta 10 volte ogni sette anni. Questo aspetto spinge verso il superamento della rete in rame (100 Mbps simmetrici) e verso la costituzione di un soggetto che fa la rete ma non offre i servizi (non verticalmente integrato)”.

Accesso a Internet. Serve una spinta che superi un doppio gap: quello infrastrutturale e quello culturale. Per quanto riguarda il primo, il M5S punta al “censimento completo di tutte le reti di comunicazione elettronica esistenti (wireline, wireless e satellite, cavidotti, mini-trincee, sopra suolo, aeree e altro)”, previsione pealtro “introdotta con un emendamento del MoVimento 5 Stelle nel 2014 che permetterà, una volta completato il catasto, di velocizzare lo sviluppo delle reti a banda ultralarga e risparmiare sui costi di posa della fibra”. Il gap culturale va superato intraprendendo “maggiori azioni volte a sostenere economicamente i soggetti più deboli che non possiedono un computer o non se lo possono permettere, tramite deduzioni fiscali o vantaggi. Contemporaneamente si potrebbe avvantaggiare l’accesso ad internet negli spazi pubblici premiando le amministrazioni locali che forniscono un servizio ulteriore ai propri cittadini”.

5G. La lunga marcia dell’Italia verso il 5G comprende una complessa ristrutturazione del piano nazionale frequenze e un maxi-switch off che riguarderà i broadcaster attualmente “stanziati” sulla fascia delle frequenze a 700Mhz, una delle bande “pioniere” per la realizzazione delle reti di nuova generazione. Su questo fromte l’obiettivo del MoVimento 5 Stelle sembra puntare più a preservare le risorse  Tv: il programma è “ottimizzare le risorse assegnate all’emittenza locale e nazionale tramite adozione di soluzioni tecniche, con un nuovo sistema di compressione video MPEG4, maggiormente efficiente, in luogo dell’attuale MPEG2” (soluzione effettivamente in via d’adozione). “Per esempio – spiega il M5S – in Francia hanno deciso di passare alle trasmissioni in standard DVB-T codificate in MPEG4 invece del classico MPEG2, che tradotto vuol dire che i francesi non dovranno cambiare né decoder né tv, dato che la compatibilità è intorno al 90%. Questa soluzione lascerebbe essenzialmente tutto com’è adesso, liberando la capacità necessaria per il 5G, lasciando le tv al loro posto e non incidendo in nessun modo sugli utenti finali”.

Net neutrality. Su questo fromte il M5S sposa sostanzialmente la linea del governo Renzi che si è speso in Europa a sostegno di una strategia a difesa della neutralità della rete. Si dice infatti che “bisogna continuare a seguire una serie di linee guida sulla neutralità della rete. A cominciare dall’affermazione, fatta a chiare lettere, secondo cui il traffico Internet deve essere trattato in condizioni di uguaglianza, senza discriminazione, restrizione o interferenza, indipendentemente dal mittente, dal destinatario, dal contenuto, dall’applicazione, dal servizio o dal dispositivo”.

Fintech. Si punta a ottenere una “regolamentazione, anche minima, del Fintech a tutela degli interessi incisi e quindi primariamente degli interessi dei consumatori, come peraltro sottolineato dalla stessa Commissione UE”.

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