“La banda ultralarga è certamente una priorità per il nostro Paese ed è senz’altro un impegno da perseguire anche nella prossima legislatura” osserva Carlo Carlotto, amministratore delegato di Alpitel.
Alla banda ultralarga sono state destinate molte risorse pubbliche attraverso Infratel. Si tratta di andare avanti sulla via indicata dalla legislatura appena finita o è necessario un ripensamento, magari con un ruolo più significativo dei privati rispetto al pubblico?
È essenziale dotare della banda ultralarga anche le zone “a fallimento di mercato” (territorialmente molto estese) per non creare un nuovo “digital divide”. È un compito del pubblico farlo; certo ciò deve avvenire nel modo più efficiente ed efficace possibile, per tutti gli attori coinvolti.
Che pensa dell’affermazione di Gentiloni per cui Internet a banda larga è un servizio universale?
Condivido completamente l’affermazione del premier.
Vi sono ancora ostacoli, ad esempio di tipo amministrativo, da superare per la posa delle nuove reti su cui il nuovo governo dovrebbe porre particolare attenzione?
Ho l’impressione che l’iter amministrativo delle autorizzazioni allo scavo abbia ancora ampi margini di miglioramento.
Quanto sono importante stabilità e supporto normativi per aiutare gli investimenti delle telco?
Sono essenziali per garantire continuità ai progetti e, tra l’altro, consentire alle aziende installatrici di realizzare infrastrutture di qualità oltre che conseguire i giusti margini economici.
Le infrastrutture da sole non bastano, è necessario anche lo sviluppo dei servizi digitali. Concorda? Come la politica può favorire la digitalizzazione di imprese, pubblica amministrazione, cittadini?
La disponibilità di infrastrutture sempre più moderne e servizi digitali sempre più evoluti sono strettamente collegati e costituiscono (o dovrebbero farlo) un circolo virtuoso di miglioramento continuo.
Nel mondo digitale le normative devono essere snelle ed essenziali; efficaci e tempestivi devono invece esserne l’applicazione e il controllo. È la politica che deve garantire entrambi questi aspetti.
I voucher per l’uso dell’ultrabroadband possono essere una buona idea? A che condizioni?
L’idea è ottima, a condizione che i cittadini vengano effettivamente messi nella condizione di spenderli con semplicità.
L’Italia ha detto di volere essere all’avanguardia in Europa sul 5G tanto da sperimentarne i servizi in 5 città. La convince tale enfasi?
Mi pare eccessiva ma in linea con la complicazione normativa e decisionale del nostro Paese.
A quali condizioni l’Italia può effettivamente diventare leader nel 5G?
Non è un traguardo impossibile da conseguire. Tra l’altro in merito alla diffusione dei servizi radiomobili, l’Italia è sopra alla media dei paesi europei. Il 5G ha come presupposto anche la liberazione di alcune frequenze ancora utilizzate da altri servizi; occorre velocizzare questo processo, agevolando l’assegnazione di tali frequenze agli operatori e facilitare la diffusione della nuova tecnologia stimolando lo sviluppo dei servizi digitali.
Siamo prossimi alle aste delle frequenze sul 5G. Quali sono gli obiettivi da privilegiare? La massimizzazione delle entrate pubbliche? L’ingresso di nuovi player? Gli investimenti nelle reti consentendo una rapida infrastrutturazione del 5G?
Non penso che debba esserci un unico fattore su cui puntare. Credo invece che debba essere trovato un equilibrio tra le esigenze di cassa, la necessità di garantire la concorrenza degli operatori e l’esigenza di costruire una rete efficace in tempi rapidi.
Che ne pensa del “modello francese” con lo Stato che ha dato in uso pressoché gratuito le frequenze 5G agli operatori esistenti in cambio di una veloce e diffusa posa delle nuove reti?
Evidentemente lo Stato francese ha spostato il baricentro sulla rapidità; mi pare un punto di equilibrio più sbilanciato rispetto a quello ipotizzato sopra.
Cosa dovrà fare il nuovo governo per favorire l’uso e i servizi delle reti 5G?
In considerazione del fatto che le normative italiane legate all’inquinamento elettromagnetico hanno i vincoli più stringenti di tutta la Comunità Europea, si auspica che il Governo adegui gli attuali limiti a quelli in vigore negli altri Paesi, favorendo in questo modo una maggiore facilità nell’attivazione dei servizi, senza pregiudicare la salute dei cittadini. Quindi dovrebbe dotarsi di una rete UBB adeguata e diffusa per sviluppare la P.A. Digitale e Industria 4.0.
Rete fissa e rete mobile vanno sempre più integrandosi. È immaginabile un modello di rete condiviso tra operatori? A che condizioni?
Un modello di rete condiviso tra più operatori sarebbe auspicabile. Mi chiedo però se esistano le condizioni di base perché sia realizzabile nel nostro Paese.