L'INIZIATIVA

Vivendi come Tim: ricorso al Quirinale contro golden power

La media company francese si appella al Capo dello Stato sul decreto difesa e sicurezza. L’iniziativa presentata come una mossa “tecnica” ma non contro il governo con il quale si vuole mantenere un dialogo aperto

Pubblicato il 14 Feb 2018

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Vivendi ha presentato ricorso al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il primo decreto della legge sul golden power che l’esecutivo ha attivato per Tim. Lo si apprende da fonti finanziarie, che precisano che i francesi hanno proceduto al ricorso per un “motivo tecnico”, in quanto oggi era l’ultimo giorno disponibile per farlo e la decisione è stata presa solo a tutela dell’azienda. Le stesse fonti precisano, infatti, che la scelta dell’azionista di riferimento di Telecom Italia è quella di seguire i passi della società italiana, che aveva già presentato il ricorso.

“La linea resta assolutamente dialogo costruttivo” con il governo italiano, precisano le fonti. Al termine dell’incontro della scorsa settimana tra l’Ad di Tim, Amos Genish, e il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, è emersa l’intenzione di Telecom Italia di presentare una proposta per lo scorporo della rete.

Nei giorni scorsi Genish ha incontrato anche i sindacati. L’Ad ha chiarito che il piano per la gestione della nuova società della rete Tim è un passo molto importante per il Paese, perché permetterà di aumentare gli investimenti, ma non è prevista una Ipo né una fusione con Open Fiber.  “Il valore complessivo non cambia e il perimetro del gruppo non è in discussione”, avrebbe detto il manager a Slc, Fistel e Uilcom chiarendo che lo scorporo risponde a “motivi tecnico-regolatori e non finanziari”.

Per i sindacalisti è stato “un primo passo”. L’Ad si è reso disponibile a continuare a coinvolgerli nel monitorare l’avanzamento del piano, anche se ha ribadito che ci vorrà almeno un anno per realizzarlo.

“Le organizzazioni sindacali – spiega una nota congiunta dei sindacati – preso atto delle dichiarazioni dell’Ad,  hanno ribadito come il futuro di Tim e nella fattispecie della rete, data la sua rilevanza, debba necessariamente vedere il coinvolgimento pieno del Governo e delle parti sociali, e non possa pertanto essere derubricato a questione unicamente tecnico-regolamentare (Agcom), confermando le proprie preoccupazioni al riguardo. Preoccupazioni e perplessità che i sindacati hanno esteso anche alle problematiche conseguenti al contenuto ed alle modalità di “tagli lineari” ai costi delle forniture che rischiano di produrre pesanti riflessi produttivi ed occupazionali nell’indotto”.

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