IL RAPPORTO

Italiani e informazione, gli algoritmi dei social guidano l’ascesa dell’online

Il rapporto Agcom sul consumo di news: la Tv resiste e rimane in testa tra le fonti, ma la fruizione di notizie diventa sempre più crossmediale. Su Internet si fanno strada social network e motori di ricerca, ma meno del 24% degli utenti li giudica attendibili

Pubblicato il 19 Feb 2018

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La televisione resiste come principale fonte di informazione per gli italiani, in un contesto però in cui la fruizione di notizie diventa sempre più crossmediale, e in cui acquista progressivamente più importanza l’online e l’utilizzo dei social network. Per questi ultimi emerge però un problema di attendibilità, dal momento che meno di un cittadino su quattro li giudica come fonti affiidabili. Nel complesso, in ogni caso, la quasi totalità della popolazione italiana accede ai mezzi di comunicazione anche per informarsi, e più dell’80% si informa tutti i giorni. Sono le principali evidenze che emergono dal Rapporto sul consumo dell’informazione presentato oggi da Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nello specifico, il 68,8% degli italiani si informa tutti i giorni guardando notizie in Tv (che è la fonte esclusiva di informazione per l’8% della popolazione), il 41,8% utilizzando Internet da Pc o mobile, il 24,6% attraverso la radio e il 17,1% attraverso la carta stampata.  A non informarsi affatto, infine, è il 5% degli italiani.

“La forza informativa di Internet è in ascesa – si legge sul report – sempre più persone si affidano al mezzo anche per reperirvi informazioni (tanto da farlo balzare al secondo posto per frequenza di accesso quando la finalità d’uso è informativa) e oltre un quarto della popolazione lo reputa il più importante per informarsi. Tuttavia, l’attendibilità percepita delle fonti informative online rimane mediamente inferiore rispetto all’affidabilità riscontrata per le fonti tradizionali”.

Se si volesse poi individuare qual è secondo gli italiani la loro principale fonte di informazione, emerge che per il 48,2% si tratta della Tv, per il 26,3 % di Internet, per il 17,1% dei giornali e per l’8,4% della radio.

Proprio alla fruizione delle notizie su Internet il rapporto ha dedicato un approfondimento, dal quale viene fuori che il 54,4% della popolazione predilige online fonti di informazione “algoritmiche”, come i social network e i motori di ricerca, che prevalgono anche sulle fonti editoriali via Internet, nonostante i già sottolineati “problemi” di affidabilità da cui sono afflitte nella percezione degli utenti.

A spingere in alto la fruizione di fonti di informazione via Internet, secondo il rapporto, è il pubblico dei minorenni. “Circa un quarto dei minori o non si informa, o lo fa utilizzando un solo mezzo di informazione, che molto spesso è proprio il web – recita la ricerca – I minori, peraltro, si rivelano grandi consumatori di social network a scopi informativi: infatti, più della metà di coloro che si informano su Internet li utilizza a tale scopo (55,8%)”.

“In un contesto caratterizzato dallo ‘spacchettamento’ del prodotto informativo e da una fruizione frammentata dei contenuti (articoli, commenti, video, post, ecc.) – spiega Agcom – le piattaforme digitali fungono da intermediari per l’accesso all’informazione online da parte dell’individuo, accesso che molto spesso è frutto anche dell’incidentalità e casualità della scoperta delle notizie da parte dello stesso cittadino, che peraltro rischia di non avere piena consapevolezza circa la natura e la provenienza dell’informazione”.

La ricerca inoltre fa emergere e analizza il tema della polarizzazione ideologica degli utenti, che può “avere un effetto significativo sul maggior impegno nei confronti delle notizie divulgate dai social network. Il legame tra lo svolgimento di tutte le azioni informative sui social network (incluse quelle azioni a più alto tasso di coinvolgimento dell’utente) e la polarizzazione ha evidenti riflessi sul concretizzarsi di fenomeni di diffusione di posizioni radicalizzate e creazione di bolle ideologiche”.

Un fenomeno che si spiega anche con il fatto che “gli individui più schierati dal punto di vista ideologico ricorrono in maniera piuttosto ampia ad Internet come mezzo di comunicazione per informarsi sulle scelte politico-elettorali, secondo dinamiche che portano alla formazione delle cosiddette echo chamber – spiega l’authority – caratterizzate da individui che discutono solo all’interno di una cerchia di persone vicine ideologicamente, ricalcando e acuendo le problematiche di esposizione selettiva e confirmation bias. Si osserva che la polarizzazione opera già a livello di selezione del mezzo, per poi ‘viralizzarsi’ a seguito delle azioni compiute sui social network dagli utenti più attivi e del concomitante operare di algoritmi personalizzati che appaiono favorire l’emergere di bolle ideologiche”.

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