Progetto Cassiopea, ispezione in corso della Guardia di finanza negli uffici di Tim su disposizione dell’Antitrust presieduta da Giovanni Pitruzzella. L’ispezione riguarda un’estensione dell’istruttoria aperta qualche mese fa sul progetto – ora sospeso – per gli investimenti in fibra nelle aree a fallimento di mercato dove i bandi pubblici sono stati vinti da Open Fiber.
In particolare il provvedimento Antitrust punta ad accertare il comportamento dell’ex monopolista nelle strategie dei prezzi all’ingrosso praticati agli operatori alternativi per la banda larga e ultralarga e l’utilizzo di informazioni privilegiate relative alla clientela dei concorrenti nel mercato retail, sempre relativamente a banda larga e ultralarga.
“L’ampliamento dell’oggetto del procedimento si è reso necessario poiché, nel corso dell’istruttoria, sembra emergere un ulteriore comportamento anticoncorrenziale, consistente nel tentativo di TI di applicare, nella fornitura di servizi di accesso all’ingrosso a banda larga e ultralarga, condizioni economiche suscettibili di ostacolare la concorrenza infrastrutturale e limitare la contendibilità dei clienti che acquistano i servizi all’ingrosso – spuega una nota Antitrust –
Pertanto, l’Autorità verificherà, nel corso del procedimento, la sussistenza di un’ulteriore condotta anticoncorrenziale realizzata sul mercato dei servizi di telecomunicazione al dettaglio a banda larga e ultralarga, consistente nell’utilizzo improprio da parte di TI delle informazioni privilegiate di cui essa dispone in qualità di operatore in posizione dominante nelle attività concernenti la gestione della rete”.
Secondo l’Agcm tali comportamenti potrebbero essere riconducibili alla strategia anticoncorrenziale unica e complessa che l’Autorità ha ipotizzato nel provvedimento di avvio del 28 giugno 2017, e che “avrebbe la finalità di ostacolare l’esecuzione del piano di investimenti di Open Fiber e di limitare altresì lo sviluppo concorrenziale delle offerte retail di servizi a banda ultralarga”.
Tim dal canto suo ribadisce “la correttezza del proprio operato e confida di dimostrarlo nel corso del procedimento”.
“Tim continuerà a collaborare fattivamente con l’Autorità anche al fine di dimostrare la propria estraneità a qualsiasi presunto illecito”, si legge in una nota.
A luglio Tim aveva di fatto “congelato” il piano Cassiopea, varato dall’allora ad Flavio Cattaneo: prevedeva investimenti per la realizzazione di una rete a banda ultra larga nelle aree a fallimento di mercato. La mossa ai tempi fu letta come distensiva verso il governo: al centro il progetto della società pubblica Infratel per la realizzazione della rete in fibra ottica con tecnologia Ftth (fiber to the home) nelle aree svantaggiate. I bandi Infratel erano stati vinti da Open Fiber (Enel e Cdp). Sulla carta, il progetto dei Cattaneo era invece quello di costituire una newco che avrebbe sostenuto la spesa per la rete nelle aree svantaggiate: progetto che rischiava di impattare sul piano Infratel che presupponeva l‘assenza di privati. Infratel aveva fatto ricorso all‘antitrust, affermando che Tim avrebbe ostacolato le procedure di gara per la copertura con reti Ftth e l’autorità, a inizio luglio, aveva annunciato che avrebbe avviato un procedimento. Il ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, aveva polemizzato con Cattaneo sulla politica del gruppo telefonico che stava creando problemi ai bandi Infratel. Tim, in una nota che rispondeva alla comunicazione dell‘antitrust, si diceva convinta della correttezza del proprio operato, ma la strategia stava già cambiando.