I “cookie” (letteralmente: “biscotti”) costituiscono un
problema di privacy per gli utenti del Web perché consentono di
tracciare il comportamento degli utenti nella navigazione
ipertestuale e di costruire nel tempo accurati profili degli
utenti. I cookie classici, introdotti con il protocollo di
navigazione del Web Http (Hyper Text Transfer Protocol), sono stati
inventati da Lou Montulli e John Giannandrea di Netscape nel 1994.
Un cookie è un header aggiuntivo presente in una richiesta o una
risposta Http fatta da un “browser” verso un Web Server. Ha la
lunghezza massima di 4 KiloByte, ed è composto da una stringa di
testo arbitraria, una data di scadenza (oltre la quale non è più
valido) e informazioni relative ai domini Web che possono leggerlo
e modificarlo.
Oggi s’impiegano meccanismi di tracciamento della navigazione Web
che sono molto più efficienti dei cookie originali. Cito qui tre
di questi sistemi: i Super Cookie, i Dom Storage e i Browser
Fingerprint.
I Super Cookie, detti anche Flash Cookie o Lso
(Local Shared Objects), possono essere memorizzati nel pc su cui è
installato Adobe Flash Player (a oggi il 98% dei Pc) quando un
utente visita un sito che ha una componente Flash. A differenza
degli ordinari cookie, un Super Cookie può essere lungo fino a 100
KiloByte, non ha data di scadenza e non può essere rimosso
automaticamente dagli attuali browser. Nelle impostazioni di
default di Flash Player, la memorizzazione e la consultazione dei
Super Cookie è consentita a tutti, senza alcun avviso
all’utente. I Super Cookie possono essere utilizzati per
effettuare la rigenerazione dei cookie tradizionali cancellati
dall’utente.
I Dom Storage sono metodi utilizzati da
applicazioni Web per memorizzare in modo persistente informazioni
sul terminale di utente. I metodi Dom (Document Object Model) sono
realizzati nei browser conformi a Html 5 (Hyper Text Markup
Language) e offrono grandi funzionalità per gli sviluppatori di
applicazioni Web. I Dom Storage sono permanenti, senza scadenza,
permettono l’accesso e il controllo dei dati anche da finestre
differenti del browser e memorizzano fino a 10 MegaByte di dati
strutturati con un data base Sql (Structured Query Language)! Il
controllo dei Dom Storage è lasciato nelle mani degli utenti e/o
delle applicazioni che ne fanno uso.
La tecnica del Browser Fingerprint consiste nel
creare un’impronta digitale il più possibile univoca del
terminale che accede a un contenuto Web. L’impronta digitale
(detta anche “user agent”) è utilizzata per tener traccia del
comportamento dell’utente nel tempo e tra diversi siti Web. Il
metodo utilizzato per creare l’impronta è basato
sull’inserimento nella pagina Web visitata di “script” Java
che sono eseguiti localmente sul terminale. Lo script fa uso delle
funzionalità interne del browser per esaminare la configurazione
del browser stesso e del Pc che lo ospita. Le informazioni
utilizzate per la creazione dell’impronta includono una varietà
di dati: l’indirizzo Ip, i plug-in, la risoluzione dello schermo,
l’orologio del Pc, i caratteri di sistema, la configurazione
della privacy, ecc. Questi dati possono cambiare rapidamente, ma la
Eff (Electronic Frontier Foundation) ha dimostrato come sia
possibile inseguire le variazioni per riconciliarli in un’unica
impronta digitale attraverso semplici algoritmi.
Provate a utilizzare il sito Panopticlick
(https://panopticlick.eff.org/), sviluppato recentemente dalla Eff,
e verificate l’impronta del vostro browser/Pc. Il mio browser è
unico tra i circa 2 milioni di browser finora esaminati e quindi ha
un’impronta digitale caratterizzata da circa 21 bit
d’informazione!