È lecito parlare nel nostro paese di finanziamento
all’innovazione durante una crisi politico-economica gravissima
che mina ogni speranza di crescita per il futuro? E il giorno dopo
l’approvazione di una manovra economica fatta esclusivamente di
tagli?
Il partito democratico lo afferma con certezza e ne ha approfondito
i diversi punti di vista con imprenditori del settore, politici ed
esperti, in un convegno ospitato dal parco scientifico-tecnologico
Vega park, alla giornata dell’innovazione della festa nazionale
democratica della pubblica amministrazione, organizzata
quest’anno a Venezia. Il titolo della giornata – Innovazione per
l’Italia uguale crescita – è giá una risposta alla domanda
iniziale, ma bisogna dire che in molti paesi questa tesi non è
nemmeno messa in discussione. Al contrario, in Italia,
l’innovazione vive una profonda crisi, sacrificata sull’altare
del rientro dal deficit quando dovrebbe essere il motore che fa da
traino allo sviluppo del paese per uscire dal pantano della crisi
economica.
Un punto che ha messo d’accordo tutti i relatori che si sono
succeduti durante le quattro sessioni in programma, incontro aperto
con un breve video da uno dei pochi italiani invitato a parlare al
Medialab, al Mit di Boston: Luca de Biase. Il
direttore di Nova, con una breve “pillola” di video, ha
sintetizzato il significato che l’innovazione assume nella vita
quotidiana. Certamente non è facile farlo nel nostro paese dove le
imprese, e ancor peggio la PA, investono poco e male in
innovazione. Eppure l’innovazione ha un ritorno economico enorme
ma necessita di investimenti con ritorni a lungo termine, il
contrario di come sono abituate oggi le banche.
Nel pubblico la situazione non cambia. “Le pubbliche
amministrazioni locali preferiscono dare incentivi a pioggia invece
di assumersi la responsabilità di selezionare i progetti sulla
base del merito, prediligendo solo iniziative qualificate e
assumendosene la responsabilità", cosí Paolino
Madotto, coordinatore de La Rete dell’Innovazione
risponde ad una domanda di Riccardo Luna,
moderatore dell’incontro, come le pubbliche amministrazioni
italiane investano poco e male, sprecando risorse economiche
essenziali.
E’ emerso che il sistema bancario è poco preparato a selezionare
progetti innovativi che per loro natura hanno criteri di
valutazione diversi dalla old economy. Paolo
Guerrieri, professore di economia a La
Sapienza e presidente del forum economia del Pd, riporta un suo
recente studio comparato a livello internazionale dal quale emerge
che l’Ict e l’energia sono dei driver fondamentale per la
crescita dei paesi avanzati. Tra gli altri ospiti
Alessandro Giari, presidente del polo di
Navacchio, storico parco scientifico e tecnologico, ha messo in
evidenza le difficoltà a far emergere nuove imprese ed idee nel
nostro mercato e di quanto sarebbe importante se anche nelle
filiere innovative si potesse fare sistema per aggredire i mercati
internazionali. Spesso le nostre imprese, fa notare Giari, sono
costrette ad operare in totale solitudine mentre alcuni importanti
casi di successo del polo di Navacchio ma anche di altre situazioni
simili, dimostrano le potenzialità della nostra ricerca
applicata.
Infine Pietro Greco, responsabile del master in
comunicazione della Sissa di Trieste e autore di numerosi libri in
materia, ha indicato come altri paesi come la Corea del Sud,
abbiano saputo investire notevolmente in formazione, ricerca e
innovazione ponendosi in soli 40 anni con un reddito medio
procapite che da un quarto di quello italiano è diventato perfino
superiore. Segno che “con la conoscenza si mangia” e che non è
affatto vera l’affermazione del contrario espressa in più
occasioni dal ministro Tremonti.
La seconda sessione ha visto in campo amministratori, esperti e
professori universitari confrontarsi sulle esperienze locali e sui
loro risultati. Dalla difficoltà di impegnare la politica locale
sull’innovazione alla valutazione delle diverse esperienze.
Giancarlo Galardi della Regione Toscana, ha
riportato casi di “grandi iniziative progettuali che hanno saputo
coinvolgere il mercato: da una parte soddisfacendo beni e servizi
dei cittadini, dall’altra, coinvolgendo imprese nei progetti
Ict”.
L'onorevole Oriano Giovanelli (presidente del
Forum della PA e dell’innovazione del Partito Democratico) oltre
a riconoscere la necessità di un confronto aperto con il mondo
dell’innovazione non ha dubbi :“ L’innovazione è
fondamentale nella pubblica amministrazione per il suo
efficientamento: per ridurre i costi ed eliminare gli sprechi. Ê
un driver che stimola la ricerca e lo sviluppo, è tutto ció di
cui la PA ha bisogno per crescere. Innovazione, trasparenza e
talento contro le politiche demagogiche di questo governo, e gli
attacchi populisti di un ministro che ha mortificato la PA
trasformandola nel tempio degli affaristi e delle cricche”.
La giornata è proseguita con una sessione dal titolo “talento,
competizione, merito: crescita, crescita, crescita” nella quale
sono stati portati i saluti di Irene Tinagli, impossibilitata a
partecipare per gli impegni della sua docenza universitaria, e alla
quale hanno dato il loro contributo numerosi ospiti.
Michele Vianello, Direttore del
Vega park, che ha raccontato le difficoltà che gli incubatori
d’impresa hanno con alcuni pezzi di università. “Pur
mantenendo le specificitá di chi fa ricerca curiosity driven, è
necessario che l’università sappia rispondere meglio alle
esigenze del mercato”.
Maria Chiara Carrozza, presidente del Forum
Universitá e ricerca del Pd, ma anche direttrice della scuola
Santa Chiara di Pisa, ha difeso l’università pubblica così
sotto attacco dal governo. Ha riportato i tanti casi di eccellenza
e che, nonostante le nostre università siano scomparse da tempo
tra le eccellenze mondiali, continuano a sfornare talenti che gli
altri paesi ci invidiano. “Ma questo non basta.”, dice ancora
la Carrozza, ӏ necessario, oggi come non mai, investire nella
ricerca e nella formazione universitaria non solamente in termini
economici ma come fucina di talenti”.
Dalla discussione nel emerge che, a ben vedere, l’investimento in
conoscenza non è conveniente per i nostri giovani. Devono pensarla
cosí anche i politici se creano difficoltà piuttosto che
appianarle. “La problematicità di entrare nel mondo del lavoro e
vedere riconosciuti la propria specificità e il proprio talento
non è solo un limite individuale ma mina la capacità di crescita
a lungo termine”. Non risparmia critiche Davide
Imola della Cgil nuove professioni. Se la situazione è
questa chi vuole investire in Italia?
La necessità di un piano strategico sul’innovazione è
indiscutibile, ma al convegno promosso dal Forum del partito
democratico si sono notati tra i grandi assenti invitati le imprese
italiane. La presenza di Microsoft e Google, imprese strategiche
mondiali, hanno evidenziato l’assenza l’assenza di proposività
del mondo politico e la necessità di ulteriori momenti di
confronto tra imprese e politica. In particolare Microsoft ha
ripreso il concetto di una innovazione che deve essere parte della
PA come dato strutturale e fondante e non come oggetto
aggiunto.
“Serve una politica piú acculturata e dentro alle questoni
tecnologiche. O è cosí o la politica rischia di morire.” Il
senatore Vincenzo Vita, da sempre tra i politici
più impegnati e competenti nella materia, non ha dubbi: “
L’innovazione non è una cosa tecnologica, ma principalmente
culturale”.
Mettere insieme tutti gli attori del mondo dell’innovazione è
complicato, mancano politiche strategiche che fissino obiettivi e
tempi attraverso un master plan. “Dobbiamo puntare sulla
costituzione di un forum dell’innovazione nazionale che riunisca,
a sua volta, forum regionali. Riprendere una idea che è stata
abbozzata alla fine degli anni ’90 ed è caduta troppo presto nel
dimenticatoio – chiarisce Madotto- che sia in grado di disegnare
politiche specifiche incardinandole nel tema più generale della
crescita”.
Guerrieri designa due settori strategici sui quali investire:
l’Ict, come dimostrato dalle classifiche internazionali e
l’energia, come guida per l’aumento della competitivitá e per
la crescita del paese. La politica economica portata avanti dal
ministro Tremonti si è dimostrata un fallimento totale.
E le telecomunicazioni? “Mancano di una regolamentazione efficace
che faccia da accompagnamento e non sia un limite come lo è oggi
per internet in Italia”. Illustra Nicola
D’Angelo, consigliere dell’Agcom. “L’asta per le
frequenze Lte non ci faccia perdere il senso di investire in altre
tecnologie per la diffusione della banda larga” e “la banda
larga rappresenta la spina dorsale dell’innovazione”.
L’onorevole Antonio Misiani, della commissione
bilancio della Camera ed esperto di economia ha il compito piú
arduo, quello di riportarci alla realtà. Cita dati nei quali, a
suo dire, “l’Italia è nelle peggiori statistiche, anche
nell’e-government. Il declino in atto è tecnologico, politico,
culturale e chiaramente economico e bisogna reagire”. Misiani
riprende il filo della giornata che è servita al Pd per rimettere
al centro un tema e avviare un percorso, per far incontrare persone
che si impegnano in diversi settori della societò, fare network,
cominciare a mettere insieme le tessere del mosaico. “Il partito
democratico si sta preparando da anni per l’alternativa e ha
capito che l’innovazione è la leva che meglio di tutti puó
garantire lo sviluppo.” Così chiude Misiani nel ringraziare
tutti gli ospiti di una giornata intensa che ha trovato tutti
soddisfatti di aver posto un primo mattone fondativo di una
riflessione “attuale e urgente”.
Innovazione per l’Italia uguale crescita, diversa dai tanti
incontri dove si spendono parole è stato un incontro quasi
seminariale, nel quale il confronto è stato sul merito delle
questioni dove si è resa bene l’idea di come sia complesso il
mondo dell’innovazione e di quanti aspetti vi siano da
approfondire.