Asta Lte, 3 Italia nel mirino dei competitor per due blocchi a 1800 MHz

L’operatore controllato da Hutchison Whampoa sotto tiro dei rivali per due blocchi di frequenze a 1800 Mhz ricevuti senza esborso dal ministero dello Sviluppo. Ma si tratta dello stesso trattamento riservato a tutti i nuovi entranti della telefonia mobile

Pubblicato il 20 Set 2011

Dopo due settimane l’asta per le frequenze Lte si tinge di
giallo. Lo scrive Milano Finanza, raccontando che la gara per
l’assegnazione delle frequenze agli operatori di telefonia mobile
sta riscontrando un successo oltre le aspettative; nella sola
13esima giornata (venerdì scorso) sono stati effettuati 12 rilanci
sia per la banda da 800 Mhz (la più ambita) sia per quella da 2600
Mhz.

L’incasso totale, scrive MF, è già arrivato quasi a 3,4
miliardi, oltre le stime che indicavano in 3 miliardi l’obiettivo
massimo raggiungibile. Il successo dell’asta si deve anche al
fatto che 3 Italia ha deciso di scendere in campo e di contendere a
suon di milioni le frequenze agli altri operatori mobili (Tim,
Vodafone e Wind) che contavano di aggiudicarsi due blocchi a testa
da 800 Mhz.

La gara sta regalando colpi di scena anche dietro le quinte. La
condotta aggressiva di 3 Italia sta creando tensioni tra gli altri
operatori nei confronti del gruppo guidato da Vincenzo Novari.
Tanto che un operatore, secondo quando risulta a MF-Milano Finanza,
avrebbe scritto al ministero dello Sviluppo Economico chiedendo a
quali condizioni siano stati attribuiti a 3 Italia due blocchi di
frequenze, dati in opzione all’operatore entrato per ultimo nel
mercato e addirittura menzionati nel verbale dell’assemblea di
approvazione del bilancio della società che fa capo al gruppo
cinese Hutchison.

Una richiesta a sorpresa, forse dettata dal nervosismo, che alcuni
interpretano come il tentativo di dissuadere 3 Italia dal fare
altri rilanci per le frequenze da 800 Mhz.

Il giallo riguarda proprio questi due blocchi di frequenze
“comparsi” nel bilancio di 3 Italia e conquistati alla società
di Novari senza esborsi, fatto che ha suscitato sospetti e
recriminazioni tra i concorrenti. In realtà la genesi
dell’assegnazione di questi due blocchi di frequenze è da
ricercare nella storia della telefonia mobile italiana.

Nel 1995, all'atto di nascita di Tim per scorporo da Sip, la
società ha avuto in dote le frequenze senza alcun esborso e dello
stesso privilegio ha goduto Vodafone, che sempre nel '95 ha
partecipato a un "beauty contest" pagando oneri in gran
parte restituiti l'anno successivo. Anche Wind ha ricevuto la
licenza nel 1999 senza alcun esborso per le frequenze. In sostanza,
precisa il quotidiano, Tim, Vodafone e Wind dispongono oggi di tre
blocchi ciascuno nella banda a 1800 MHz, per i quali non pagano
alcun contributo in base a una norma ministeriale adottatata dagli
uffici dell'allora ministro Maurizio Gasparri nel 2002.

Lo stesso impianto normativo è stato successivamente riutilizzato
dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche del 2003.

Alla luce di questi precedenti e per garantire parità di
trattamento nei confronti dei gestori mobili entranti, una delibera
dell'Agcom del 2008 ha previsto per i nuovi soggetti la
possibilità di opzionare fino a 10 MHz sulla banda a 1800 MHz. La
possibilità è stata dunque sfruttata nel 2010 da 3 Italia, che ha
poi inserito in bilancio la valorizzazione di queste frequenze,
pari a 312 milioni.

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