A Palermo la crisi dei call center rischia di far esplodere una bomba sociale. Dopo la richiesta di un tavolo di confronto per affrontare la crisi nel settore dei call center in outsourcing a Palermo, da parte del sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, al ministro Carlo Calenda e alla Regione siciliana, si fa avanti il sindacato che ribadisce l’esigenza “di un percorso istituzionale su una sommatoria di criticità che rischia di coinvolgere migliaia di famiglie”.
Tante le vertenze aperte, a partire da 4U: 86 lavoratori di cui l’82 per cento in cassa integrazione straordinaria a zero ore, con scadenza i primi di giugno e senza nessuna prospettiva di continuità. Da quando l’azienda ha perso la commessa Wind, in assenza di clausole sociali e con il decremento dei volumi delle attività sulla commessa Sisal (lavoro su concessione pubblica migrato all’estero), non è più riuscita a stare in equilibrio.
C’è poi Atlanet, che gestisce il traffico di British Telecom. Dopo una lunga vertenza i 262 dipendenti hanno evitato il licenziamento nel passaggio da Accenture ad Atlanet ma adesso sono nuovamente coinvolti in uno stato di crisi generato dal cambio di attività. Il sindacato ha fatto un accordo che prevede la fuoriuscita volontaria dei lavoratori a fronte di un incentivo all’esodo. Sino ad oggi quasi il 50 per cento ha abbandonato. “L’azienda in questo biennio ha fruito di ingenti risorse pubbliche per la formazione del personale ed è abilitata alla fornitura di servizi secondo le procedure Consip ma non si conosce l’evoluzione di questa opportunità” spiegano dal sindacato.
Il colosso industriale Almaviva, invece, occupa circa tremila persone, sotto ammortizzatore sociale fino al 12 giugno. Registra una riduzione del costo del lavoro di circa il 10 per cento e dovrà fare i conti con la scadenza delle due maggiori commesse: Alitalia in fase di gara e Wind che scade a giugno 2018.
Infine, Comdata, un’azienda con 172 dipendenti che ha iniziato a operare da qualche mese a Palermo dopo la cessione di ramo d’azienda di WindTre. I volumi forniti da Wind però si sono ridotti e sono andati un fumo almeno 100 posti, affidati in prima istanza a contratti di somministrazione. Questo il quadro che spinge la Uilcom Sicilia a “sollecitare ancora una volta l’intervento immediato del Governo nazionale e regionale per scongiurare la perdita di centinaia di posti di lavoro”.