A 29 anni dal documento cui si fa risalire la nascita del world wide web, il suo autore Tim Berners-Lee lancia l’allarme: il web è in pericolo a causa dello strapotere delle piattaforme dominanti come Google e Facebook e ha bisogno di regole super partes.
Berners-Lee scrive ogni anno una lettera per celebrare l’anniversario della pubblicazione dell’articolo in cui descriveva un sistema per la gestione e la condivisione delle informazioni. “Il web a cui ci collegavamo anni fa non è lo stesso che gli utenti trovano oggi. Quello che era una ricca selezione di siti e blog è stato compresso sotto lo schiacciante peso di poche piattaforme dominanti“, scrive lo scienziato britannico. “Questa concentrazione del potere crea una nuova schiera di gatekeepers e permette a un ristretto gruppo di piattaforme di controllare quali idee e opinioni vengono visualizzate e condivise”.
Queste piattaforme dominanti, continua Berners-Lee, sono in grado di arroccarsi nella loro posizione privilegiata e di creare barriere ai concorrenti: acquisiscono startup che potrebbero minacciare il loro potere acquisito, comprano le innovazioni, assumono i migliori talenti dell’industria e hanno l’enorme vantaggio competitivo della mole dei dati dei loro utenti. “Possiamo aspettarci che i prossimi 20 anni saranno molto meno innovativi degli scorsi venti”, osserva lo scienziato.
Berners-Lee continua: il fatto che il potere sia concentrato nelle mani di pochi colossi ha reso possibile “trasformare il web in un’arma di proporzioni globali. Negli ultimi anni abbiamo visto teorie complottiste diffondersi sui social media, account fake su Twitter e Facebook che infiammano le tensioni sociali, attori esterni che interferiscono sulle elezioni democratiche, criminali che mettono a segno furti massicci di dati personali”.
Il padre del world wide web riconosce che i big del settore hanno fatto passi in avanti nell’assumersi le loro responsabilità, ma secondo Berners-Lee non è corretto che a decidere come regolare il web siano aziende che hanno costruito la loro fortuna sul profitto, non sul bene sociale. “Occorre un framework legale o regolatorio per salvaguardare gli interessi sociali“, scrive Berners-Lee. Lo dobbiamo anche ai prossimi utenti del web: quest’anno più della metà della popolazione mondiale sarà online.
Ma quali regole potrebbero salvare la natura democratica del web? Berners-Lee cita l’attivista John Perry Barlow: “Un buon modo per inventare il futuro è predire il futuro”. Lo scienziato britannico spiega: “Mettiamo insieme le menti più brillanti del mondo tecnologico, aziendale, governativo, della società civile, dell’università e delle arti e cerchiamo di affrontare e vincere le minacce”.
Tim Berners-Lee ha dato vita nel 2008 a Washington D.C alla World Wide Web Foundation, un’organizzazione che si dedica a “migliorare” il web e a renderlo sempre più aperto e accessibile, e oggi ribadisce: “Alla Web Foundation siamo pronti a fare la nostra parte e a costruire il web che tutti vogliamo. Lavoriamo insieme per renderlo realtà”.