È anche e forse soprattutto attraverso l’innovazione della Pubblica Amministrazione che si possono liberare risorse umane, finanziarie e culturali per promuovere la crescita del Paese, non solo in ambito digitale. È così che la pensa Simonetta Moreschini, Direttore della divisione Pubblica Amministrazione di Microsoft Italia: secondo la manager spingere i processi di rinnovamento vuol dire essenzialmente favorire le partnership a cavallo di pubblico e privato, sia su progetti di respiro nazionale e strategico, sia rispetto a iniziative locali, possibilmente replicabili. L’importante è non perdere mai il contatto con il punto di vista di chi poi, all’atto pratico, deve trarre vantaggio dalle ricadute della digital transformation. Ovvero i cittadini.
Facendo fede a questo assunto, l’azienda ha preso attivamente parte alla prima edizione della Digital Week di Milano, il ciclo di oltre 400 iniziative appena conclusosi che ha enfatizzato per una settimana il ruolo del capoluogo lombardo come capitale dell’innovazione italiana. Dalla sinergia tra Microsoft, che ha fornito la piattaforma Cloud Azure Bot Service, l’expertise di Teorema in ambito Artificial Intelligence e il Comune, che ha indetto una call for ideas dedicata al proprio portale del Turismo, è nata Chiara, assistente virtuale che in via sperimentale ha cominciato a guidare cittadini e visitatori alla scoperta della città. “Cloud è la parola magica di questa rivoluzione: è ciò che permetterà insieme all’Intelligenza Artificiale di fare il salto quantico”, conferma Moreschini.
In Italia si parla sempre di fenomeno a macchia di leopardo: voi che atteggiamento riscontrate tra le PA nei confronti dell’innovazione?
La buona notizia è che l’accelerazione è sotto gli occhi di tutto. Spid e fattura elettronica dimostrano un certo cambio di passo. Il piano triennale del governo ha impresso quella spinta che solo un documento organico con obiettivi, priorità e tempistiche poteva dare in un panorama così variegato come quello italiano. Che si parli di ottimizzazione dei data center, di realizzazione di piattaforme comuni (come gli ecosistemi dedicati per esempio a scuola, giustizia e trasporti) o ancora di interoperabilità a livello nazionale e locale, molto dipenderà dalla cabina di regia. Se il processo di trasformazione non è coordinato e viene lasciato alle singole realtà, si avrà l’effetto a macchia di leopardo di cui parla, con sprazzi di grandi eccellenze difficilmente replicabili. La capacità di mettere a fattor comune i risultati raggiunti continua a essere un elemento importante. Anche se mi rendo conto che sono ormai 15 anni che si parla di replicabilità: un concetto fondamentale, che si è però sempre scontrato con la sua attuabilità sul piano pratico.
È qui che in teoria interviene il cloud.
Esatto. Il cloud abbatte barriere e complessità tecnologiche, e permette anche a organizzazioni non dotate di infrastrutture all’avanguardia di sperimentare e avviare servizi arricchiti, ma semplici e fruibili a tutti i livelli. Se infatti non c’è ricettività da parte degli utenti, persino i progetti più interessanti e mirati rischiano di rivelarsi degli insuccessi.
Come si fa a trasmettere al cittadino il vantaggio che le tecnologie offrono alla PA?
Liberando risorse all’interno delle organizzazioni. Migliorando processi e produttività, misurandoli, in modo che si possa pensare e lavorare con più efficacia, focalizzandosi su funzioni e obiettivi. Se il cloud è l’abilitatore, ciò che permette di accedere alla tecnologia, l’Intelligenza Artificiale è e sarà sempre di più lo strumento con cui le organizzazioni potranno comprendere i propri meccanismi interni e ascoltare le esigenze esterne, tarando servizi e offerta in funzione delle reali necessità degli utenti. Non sostituendosi ai decisori, ma affinandone la vista. Specialmente in questo senso il tema delle partnership tra pubblico e privato è cruciale, tanto sul piano nazionale, quanto a livello locale. Ed è solo coinvolgendo il maggior numero di soggetti che si può ottenere la vista più ampia possibile sugli scenari interni ed esterni.
È possibile citare qualche case history sviluppata da Microsoft?
Al di là della neonata assistente virtuale Chiara (oggi disponibile in italiano e in inglese, ma sono previste le versioni in lingua cinese e in arabo, ndr), che è stata pensata per essere esportata anche fuori dalla realtà milanese, posso dire che il Comune di Firenze, dopo aver adottato soluzioni Cloud per la produttività Office 365, ha permesso ai propri 4mila dipendenti di accedere a nuove modalità di smart working, a tutto vantaggio dell’efficienza e della produttività a prescindere dal luogo fisico di lavoro. L’Agenzia Spaziale Italiana ha avviato il programma, Office Automation, con cui è riuscita a ottimizzare la gestione dei progetti spaziali e aerospaziali riducendo del 30% il tempo di lavoro medio di ogni istruttoria: grazie alla dematerializzazione, è già stato possibile risparmiare 12mila ore uomo su base annua per un totale di circa 700 mila euro. La Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha sfruttato la nostra tecnologia per dar vita alla prima esperienza italiana di Banca Dati del Dna, che ha l’obiettivo di semplificare l’identificazione di autori di delitti, reati di tipo predatorio e atti di terrorismo, accelerando tra l’altro il riconoscimento delle persone scomparse. Cito infine il ministero della Difesa, che per potenziare la sicurezza informatica sui propri device a fine 2016 ha deciso di migrare a Windows 10.
In tutto questo quale dovrebbe essere la portata di un’iniziativa come la Digital Week milanese?
Aiuterà a focalizzare, nei prossimi giorni, l’attenzione anche su altri settori: come quello industriale, il retail, il finance, i trasporti. È importante continuare a sottolineare il concetto di ecosistema, per il quale vanno messe a disposizione competenze specifiche rispetto alle quali la tecnologia non deve mai essere fine a se stessa. Dobbiamo mettere al centro le priorità di clienti e cittadini, identificando le responsabilità per ciascun attore coinvolto nel processo. Da questo punto di vista il sistema italiano non ha molte alternative se intende stare al passo con le altre realtà internazionali.