Regolamentare il web? Il Consiglio d’Europa: “I governi non decidano da soli”

L’istituzione rappresentativa di 47 Stati (non solo europei) prepara il nuovo decalogo per lo sviluppo della Rete e spinge sulla cooperazione: le norme devono essere il frutto di un processo a cui partecipano alla pari industria, società civile e utilizzatori

Pubblicato il 23 Set 2011

I governi non si possono arrogare il diritto di decidere da soli
come regolare Internet: le regole devono essere il prodotto di un
processo in cui partecipano alla pari industria, società civile e
utilizzatori. Questo è uno dei dieci principi per il governo di
Internet che l'Italia, assieme agli altri 46 Paesi membri del
Consiglio d'Europa, ha affermato di voler rispettare.

''Questa dichiarazione degli Stati membri del Consiglio
d'Europa è un fortissimo messaggio politico a tutti quei
paesi, come Brasile e Sud Africa, che ritengono che sia arrivato il
momento per i governi di decidere da soli come gestire la grande
rete'', afferma un alto funzionario dell'organizzazione
paneuropea.

Tra i dieci principi che gli Stati membri del Consiglio
d'Europa hanno dichiarato di voler seguire ci sono quello di
garantire il funzionamento e l'accesso alla rete, ma anche
quello di non prendere alcuna iniziativa che possa violare il
diritto umano fondamentale della libertà di espressione degli
internauti. Per assicurare che questo diritto venga sempre
garantito, gli Stati dovranno attenersi al principio che la
regolamentazione di Internet deve essere sempre l'ultima
opzione.

Per garantire in concreto la libera espressione, ma anche il
connesso diritto a essere informati, e diritti correlati come
quello della libertà di associarsi, gli Stati membri si dichiarano
pronti a non ostacolare o limitare l'uso di determinate parole
nella scelta del nome di un sito web. Infine i 47 Stati membri del
Consiglio d'Europa si preparano a ridefinire il concetto di
media in modo da tenere conto delle specificità di quanti sono
coinvolti nel
fornire informazioni attraverso Internet. Un gruppo di esperti
designati dagli Stati ha stilato una prima lista di criteri che
possono essere utilizzati per determinare in quale misura e chi è
responsabile per una informazione diffusa su Internet e se e come
vanno applicati ai singoli casi le responsabilità, ma anche le
protezioni sinora riservate ai giornalisti e ai media tradizionali.

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