La sfida è ufficialmente aperta. Il movimento #deletefacebook si è messo in moto e fa sul serio. Non si tratta di un movimento dal “basso”. Non è la “pancia” che si ribella all’anti-casta. È la “casta” stessa quella del jet- (tech)set americano che punta al ribaltone. Il messaggio populista che anima la campagna “Vogliamo una società migliore” altro non è che una leva per fare proseliti e mandare a dire a Mr Zuckerberg che alla tavola del business miliardario, quello della data economy, non può più sedere un uomo solo. Il boccone è troppo ghiotto e lo strapotere di Facebook fa paura.
Nessuno fino ad oggi è riuscito a contrastarne l’avanzata: non sono bastati gli scandali, balzati agli onori della cronaca nel corso degli anni – sulla gestione della privacy, l’hate speech, le fake news e persino sulle false comunicazioni legate al business dell’advertising – a mettere in crisi il social dei social. E non sarà il caso Cambridge Analytica a infierire il colpo di grazia. Facebook continua a macinare denaro, a fare proseliti, a tenere testa al mercato. E se è vero che le giovani generazioni si stanno orientando verso social network di nuova generazione, finora nessuna “creatura” ha scalfito il dominio del “libro delle facce”.
Ma il conto alla rovescia – profetizzano alcuni guru nonché ex manager che legano la propria carriera proprio a Facebook – sarebbe partito. L’ex co-fondatore di Whatsapp, la app finita nelle mani di Zuckerberg, si è fatto paladino della campagna che invita gli utenti, soprattutto quelli “forti”, quelli che contano in termini di soldoni, a cancellarsi da Facebook. E fra i primi a raccogliere l’invito c’è Elon Musk che ha deciso di rimuovere dal social network le pagine di Tesla e di SpaceX. Ma cancellarsi non basta. Bisogna creare un’alternativa per spingere gli utenti del pianeta Facebook a fare le valigie.
Ma qual è l’alternativa? Esiste un’alternativa? Si è messo a caccia Jason McCabe Calacanis, il 50enne imprenditore newyorchese portabandiera della campagna #deletefacebook. Milionario del web, deve la sua fortuna alla creazione e vendita di startup di successo, una per tutte Weblogs ceduta ad Aol nel 2005 per oltre 30 milioni di dollari. Calacanis ora si è messo in testa di sfidare Zuckerberg e ha messo in palio 700mila dollari nel primo “concorso ” internazionale mirato a individuare l’anti-Facebook.
La Open Book Challenge (www.openbookchallenge.com) punta sui giovani, sugli startupper e mira a individuare una rosa di sette team di qui al prossimo luglio per sostenere lo sviluppo di social network “alternativi”: ogni startup riceverà un finanziamento di 100mila dollari e avrà 12 mesi di tempo a partire dalla prossima estate per finalizzare il business.
“Facebook è una forza distruttiva per la nostra società. Vogliamo finanziare sette team intenzionati a realizzare un social network in grado di rimpiazzare Facebook ma che sia in grado di tutelare la privacy degli utentii”, si legge sul sito creato ad hoc per la competizione. “Investiremo in iniziative che non faranno leva sulla manipolazione delle persone e che vogliono proteggere la democrazia”.
Per capire se si parerà da qualche parte bisognerà aspettare. Ma la partita è ufficialmente aperta. Zuckerberg però certamente non starà a guardare e di sicuro starà già scaldando i motori per prepararsi ad affrontare i “nemici”. È davvero suonata la sua ora?