Via anche dal Sudest asiatico. Dopo aver abbandonato il mercato cinese e quello russo, Uber Technologies è pronta a cedere le sue attività nella regione alla rivale Grab – sede a Singapore – da cui riceverà una quota azionaria del 27,5%, del valore di svariati miliardi di dollari. L’amministratore delegato di Uber, Dara Khosrowshahi, entrerà a far parte del consiglio di amministrazione di Grab. E’ una delle ultime mosse tese a finanziare le proprie risorse e concentrare la propria attività in vista della quotazione.
Grab, nata nel 2012, opera in otto paesi del sud-est asiatico (Cambogia, Indonesia, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam) e offre il proprio servizio in 191 città: la sua app è stata scaricata da 86 milioni di utenti.
Non si tratta del primo passo indietro di Uber, che ha già rinunciato al mercato cinese nel 2016 e a quello russo nel 2017. “Uno dei potenziali pericoli della nostra strategia globale è che abbiamo intrapreso troppe battaglie su troppi fronti e con troppi concorrenti” ha affermato Khosrowshahi in un’e-mail inviata ai dipendenti di Uber per spiegare l’accordo con Grab. La società statunitense, per competere in otto Paesi del Sud-est asiatico, aveva investito 700 milioni di dollari.