Jabil, la Fiom lancia l’allarme: “A rischio oltre mille posti”

Il sindacato attacca il piano di dismissioni della multinazionale dell’elettronica: “Inacettabile e vergognoso”. E chiede un incontro con il governo e i vertici dell’azienda

Pubblicato il 29 Set 2011

“Jabil, multinazionale Usa attiva nel campo dell'elettronica,
getta la maschera. Oggi, al tavolo aperto a Roma presso il
ministero dello Sviluppo Economico, la Direzione di Jabil ha
annunciato la chiusura degli stabilimenti di Cassina de’ Pecchi
(Milano) e di Bergamo, mentre, per quanto riguarda quello di
Marcianise (Caserta), si è limitata a formulare molte promesse
senza assumere nessun impegno concreto sul rientro di nuove
produzioni.”

Lo dichiara Sergio Bellavita, segretario nazionale Fiom-Cgil e
responsabile del settore Ict. “Ci troviamo quindi di fronte a un
vero e proprio piano di dismissioni che consideriamo inaccettabile.
E ciò tanto più se si considera che Jabil, senza averlo
minimamente accennato al tavolo ministeriale, ha avviato le
procedure dei licenziamenti per la chiusura dei due stabilimenti
pochi minuti dopo l’incontro. Chiediamo quindi il ritiro
immediato di tali procedure e l'apertura di un confronto per la
costruzione di un progetto industriale alternativo.”

“In realtà, è a rischio l’occupazione di tutti i dipendenti
di Jabil Italia; sono cioè a rischio 1.100 posti di lavoro. Dal
piano presentato dal management dell’Azienda, appare infatti
evidente la volontà di dismettere a tappe la presenza della
multinazionale Usa dal nostro Paese – prosegue il sindacalista –
Chiamiamo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori alla lotta per
salvare l'occupazione e gli stabilimenti del Gruppo. Al Governo
chiediamo che i vertici di Jabil siano chiamati a rispondere delle
loro responsabilità. Si tratta infatti di quegli stessi vertici
che, nel tracollo economico di Competence, l’Azienda subentrata
dopo il precedente disimpegno di Jabil, si erano presentati come i
salvatori dell'Azienda, pronti a investimenti concreti e a
portare in Italia produzioni aggiuntive.”

“Il proliferare di crisi aziendali e il loro concatenarsi –
conclude Bellavita – rende sempre più evidente la necessità di un
impegno diretto dello Stato con l'obiettivo di rimettere al
centro dell'iniziativa economica una vera politica
industriale.”

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