A ottobre si annuncia un cambiamento radicale di Facebook.
Ovviamente al di là delle dichiarazioni di Mark Zuckerberg (solo
un pallido ricordo delle straordinarie presentazioni di Steve Jobs)
quello che fa paura è soprattutto l’arrivo di Google nel settore
social network o meglio la sua pretesa di essere un player globale
che fa tutto: le ricerche, la posta, la pubblicità, il browser, le
ricerche di mercato e via discorrendo.
Sostanzialmente una posizione stile Microsoft, non più centrata
sul software – come nel “vecchio” Web 1.0 – ma sui servizi
multimediali. Con un occhio alle apps che però solo Apple sembra
aver capito bene come funzionino, quanto a catena del valore, e
quindi dovrebbe aprire dei corsi di formazione per Nokia, per
Google ed altri apprendisti stregoni.
Gli intenti di Facebook, allo stato, sono indicativi per noi
analisti delle caratteristiche che il sito ritiene più deboli e
necessarie di cambiamento. Delle apps abbiamo già detto; i
contenuti musicali e video individuano una filiera di profitto e di
centralità sociale e saranno molto implementati.
Quello che ci interessa di più è l’idea di un Facebook che
permette a ciascuno di scrivere (e riscrivere) continuamente la
propria storia. Non credo che Zuckerberg legga il “Corriere
delle Comunicazioni” (non si sa mai), ma sembrerebbe che si fosse
documentato su “la società dell’eterno presente”, dove il
nuovo post scaccia il vecchio, tutto è effimero, tutto vale per la
sua capacità di raccogliere brevemente molti commenti.
Se Napoleone avesse usato Facebook il suo post sulla vittoria di
Austerlitz sarebbe immediatamente sopravanzato da quello di un
adolescente che lamenta i suoi dolori di pancia e il “mi piace”
di Beethoven sarebbe surclassato da un brutto videoclip con i
gorgheggi di un cantante semisconosciuto il cui ufficio marketing,
con due o tre account fake di ipotetici fan, posta schifezze con
entusiastici commenti. Sembra di sentire Lucio Dalla: “…c’è
gente che viene dal Veneto – a sentire il cantante Fabrizio – e il
suo porno comizio…”. E l’“Eroica” non ha nemmeno un
videoclip.
Ci sarà una timeline in cui collocheremo la nostra storia, o
meglio gli episodi che riteniamo più importanti. Hitler deciderà
finalmente di togliere dalla sua pagina quelle foto con i suoi
acquerelli di paesaggio, così cheap, e anche quelle con i roghi di
libri del ‘33, mentre avranno largo spazio i soliti video di Leni
Riefenstahl.
Ovviamente stiamo scherzando, ma i social network portano nella
disponibilità delle persone qualsiasi la possibilità di plasmare
e modificare la propria vita passata, come mai prima.