Come si caratterizza l’informazione online in Italia? Gli attuali modelli di business sono sostenibili? Quali le criticità e le prospettive per gli editori? A scattare la prima fotografia del comparto ci ha pensato l’Autority per le Comunicazioni che oggi ha svelato i risultati dell’indagine alla base dell’Osservatorio delle Testate Online realizzato in collaborazione con Anso (Associazione nazionale stampa online) e Uspi (Unione stampa periodica italiana).
“Il Rapporto mostra prima di tutto la necessità di porre attenzione agli emergenti bisogni informativi, alle nuove modalità di offerta atte a soddisfarli e alle competenze richieste per sfruttare i nuovi strumenti disponibili, le piattaforme e l’interazione con gli utenti”, si legge sulla nota di sintesi di Agcom. “In particolare, il rapporto evidenzia come il settore, pur essendo caratterizzato da una elevata differenziazione del prodotto, presenti alcuni tratti generali di sistema. Innanzitutto, si riscontra la presenza di poche imprese di maggiori dimensioni, la cosiddetta “testa” della distribuzione del settore, e un’elevata presenza di piccoli editori, “coda lunga”. Questa peculiare distribuzione, tipica di molti mercati Internet, è dovuta alla presenza di basse barriere all’entrata e, al contempo, elevati ostacoli al successivo sviluppo economico delle testate”.
In dettaglio i ricavi medi annui degli editori che operano sul web ammontano a 337.806 euro, ma la distribuzione per classi di fatturato è molto disomogenea- evidenzia l’Autorità presieduta da Angelo marcello Cardani -tale da non consentire di utilizzare il valore medio come indicativo delle peculiarità del settore. “Nel caso delle testate online, si osserva come la “coda lunga” della distribuzione sia formata dal 68% dei soggetti attivi nel settore, imprese che fatturano annualmente meno di 100mila euro. Il dato medio di fatturato di questa parte del settore è pari a circa 20mila euro, il che dimostra l’esistenza di una grossa fetta di editori che presentano carattere più amatoriale che commerciale”, puntualizza Agcom.
La “testa” della distribuzione è formata da un 7% di editori web che fatturano circa 3 milioni. Nel mezzo un quarto di soggetti che ricavano tra i 100mila e il milione di euro l’anno (in media oltre 300mila euro). E in entrambi i casi, si tratta di aziende strutturate che agiscono sul mercato in modo commerciale.
In termini quantitativi, l’Autorità stima che poco più della metà delle testate online è di tipo generalista, mentre il rimanente è più specialistico. Tra quelle specializzate, lo sport, soprattutto il calcio, è l’argomento più trattato, seguito dalla finanza e dalla scienza e tecnologia.
“Tra le criticità è da evidenziare che le testate operanti esclusivamente in rete mostrano, anche rispetto a quelle tradizionali, una minore riconoscibilità e reputazione del marchio. Ciò rende attualmente impraticabile il finanziamento delle notizie, specie di attualità, attraverso modelli a pagamento. In questo contesto, la pubblicità online assume una rilevanza cruciale per l’informazione in rete. La differenziazione dei contenuti, la specializzazione in contesti territoriali, il raggruppamento delle testate (più piccole) in network pubblicitari, l’utilizzo delle piattaforme sociali per la viralizzazione di alcuni contenuti sono tutte risposte di mercato che hanno garantito una certa tenuta del comparto”.
IL PRIMO REPORT AGCOM SULLE TESTATE ONLINE