Un nuovo “caso braccialetto elettronico”, come quello che aveva riguardato nei mesi scorsi Amazon, ma su scala molto ridotta. Se il colosso dell’e-commerce stava studiando un sistema per dotare i propri dipendente addetti alla logisitca nei centri di stoccaggio di wearable per individuare con più facilità i pacchi sugli scaffali, e per questo si era meritata l’accusa di essere un “grande fratello” che voleva controllare in tempo reale i movimenti dei propri dipendenti nei magazzini, una circostanza simile sta succedendo proprio in queste ore nella città di Livorno. La protagonista è l’amministrazione comunale della città toscana, che ha dotato i propri operatori ecologici di un braccialetto elettronico in grado di connettersi con i 2.500 nuovi cestini della spazzatura installate sul territorio per “certificarne” lo svuotamento.
Ad anticipare la notizia è il quotidiano locale “Il Tirreno”, che riporta le proteste dei sindacati contro questa misura, con la Fp Cgil che parla di una “misura inaccettabile che lede la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori”.
A stretto giro la replica dell’amministrazione comunale, che respinge le accuse: “non c’è nessun controllo dei dipendenti”, ma semplicemente una tecnologia Rfid “priva di Gps che non monitora gli spostamenti o la produttività dei lavoratori”. Di cosa si tratta allora? Il device wearable, utilizzato da Avr, società che ha in appalto la pulizia stradale per conto della municipalizzata Aamps, serve soltanto per tenere sotto controllo lo svuotamento dei cestini.
“Ci sono già i superiori delle aziende a controllare se il servizio è svolto o meno, oltre che molti mezzi muniti di Gps. Ci sembra assolutamente inadeguato andare oltre queste misure, più che sufficienti”, attacca il sindacato, proclamando di essere “pronto a indire “lo stato di agitazione di tutto il comparto a difesa e tutela della dignità dei lavoratori che operano nell’igiene ambientale”.
“Il braccialetto è un semplice lettore, come quelli usati quando si fa la spesa al supermercato – sottolinea però l’amministrazione comunale – che certifica solo lo svuotamento di un cestino. Un servizio simile è già in uso a Lucca per la raccolta porta a porta dei rifiuti. E’ una tecnologia al servizio del cittadino per gestire meglio il servizio per il quale viene pagata la Tari, e non ha nulla a che fare con il modello Amazon”.