Su Twitter più software che essere umani. La fotografia è scattata da studio condotto dal Pew Research Center, secondo cui sul social sono più attivi i bot, programmi che postano notizie automaticamente, piuttosto che persone in carne ed ossa: 2 tweet su 3 sono gestiti direttamente dai bot.
I ricercatori hanno monitorato 2.315 siti popolari, analizzando per sei settimane 1,2 milioni di tweet contenenti link ai siti stessi: il 66% di questi tweet viene condiviso dai software. Un altro dato interessante emerso dall’analisi è che pochi bot sono responsabili di molti link twittati: i 500 account-macchina più attivi sono responsabili del 22% dei link inviati su Twitter che rimandano siti di notizie. Per rendere l’idea della differenza con gli utenti reali, i 500 utenti più attivi sono responsabili solamente del 6% dei link twittati.
I cinguettii più socializzati dai software riguardano o lo sport e il porno. Ad esempio, il 90% dei link pornografici è twittato da bot, il 76% ha contenuto sportivo. Infine, circa nove link su dieci che rimandano a siti che aggregano notizie (89%) sono stati pubblicati da ‘bot’ e non da esseri umani. “E’ una quota significativamente più alta rispetto ai siti che producono principalmente proprie notizie”, fanno notare i ricercatori.
“I risultati dello studio – spiegano gli esperti – mostrano il ruolo pervasivo che gli account automatici giocano nel seminare link a un grande numero di siti web anche molto importanti”.
Non sembra esserci una chiara prevalenza di orientamento partitico dei bot quando si condividono link “politici”: il 41% a siti politici è di stampo “conservatore”, il 44% è “liberale”: si tratta di una differenza statisticamente non significativa.
Lo studio riveste una particolare importanza in un periodo storico come quello che stiamo vivendo in cui account automatici sembrano rimpiazzare sempre più l’essere umano, diventando dunque capaci di rivestire un ruolo chiave nell’ecosistema dei social media rispondendo alle domande formulate dagli utenti in tempo reale o fornendo informazioni riguardo qualunque tipo di argomento. I rischi che si corrono riguardano – tra gli altri – la potenziale alterazione delle percezioni del discorso politico in rete e la diffusione di fake news, entrambi oggetto di discussione non solo da parte di chi i social li gestisce ma anche dei governanti.