VERSO L'ASSEMBLEA

Il management Tim contro il piano Elliott: “Negativo per l’interesse della società”

Sale il livello dello scontro in vista del 24 aprile. I top manager si compattano contro il fondo Usa che punta a “una significativa riduzione nel perimetro di attività”. Inviata a Consob l’integrazione sulla corporate governance: consiglieri dimessi perché “sotto attacco”. Guerra dei proxy advisor, anche Glass Lewis invita a votare la lista Elliott

Pubblicato il 18 Apr 2018

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Tensione a mille alla vigilia dell’assemblea del 24 aprile di Tim. In una serie di slide preparate in vista di incontri con gli investitori (TIM_April-2018_Investor_Meetings) il management della società si compatta contro Elliott: “Il piano approvato dal cda è il migliore”. Contrariamente a quello presentato dal fondo Usa che “prevede una riduzione significativa del perimetro di attività”. Nel “Safe Harbour” si ricorda che le proposte del fondo attivista includono il deconsolidamento della rete domestica di telefonia fissa, una ulteriore riduzione della quota di Tim in Inwit, inclusa l’ipotesi di vendita totale della partecipazione, la vendita di una quota di controllo di Sparkle e una possibile aggregazione di Tim Brazil con un altro operatore locale. Per il management di Tim “non è il modo migliore di creare valore”. Invece l’attuale perimetro del gruppo massimizza “la flessibilità strategica per il futuro”. La strategia della separazione legale con il mantenimento del controllo del 100% della rete di Tim rimane “l’operazione più opportuna nell’attuale contesto e quadro normativo”. Il management, guidato dall’ad Amos Genish, si dice “disponibile a valutare ulteriori azioni in merito, quali la possibilità di vendere una quota di minoranza e/o partecipare ad un processo di consolidamento del mercato italiano delle infrastrutture in fibra ottica”, ma solo dopo “un’attenta valutazione di tutti gli aspetti regolamentari, commerciali, tecnologici e concorrenziali” e a condizione del “mantenimento del controllo e pieno consolidamento di NetCo”, la società della rete.

Si serrano i ranghi intorno all’assemblea del 24 aprile. Anche il proxy advisor Glass Lewis, in linea con Iss e Frontis, invita i soci di Tim a votare la lista di Elliott per il cda nell’assemblea del 4 maggio. “Riteniamo che questa lista rappresenti una opzione decisamente superiore” per i soci, si legge nel report. Per il proxy advisor Vivendi “lungi dal fare un mea culpa collettivo per la mediocre governance di Tim, la performance scialba e il catalogo di operazioni dubbie” ha orchestrato “le dimissioni in massa” dei suoi consiglieri per schivare le richieste Elliott.

Ieri l’ex monopolista Tlc ha comunicato e reso disponibile sul proprio sito l’integrazione dell’informazione già messa a disposizione dei soci per l’assemblea del 24 aprile, come richiesto dalla Consob. Il rinnovo integrale del consiglio di Tim si rende necessario per garantire il ”rispetto delle ragioni di mercato e della disciplina imperativa sul voto di lista, punto sul quale peraltro non si è espresso il collegio sindacale”. La società ha ottemperato alla richiesta della Commissione di ‘indicare le motivazioni addotte dai consiglieri” che hanno deciso di lasciare il loro incarico nel board del 22 marzo (a valere dal 24 aprile, ad eccezione di Giuseppe Recchi le cui dimissioni sono state immediate). Tim precisa che Recchi si è dimesso per “incompatibilita’ del proprio ruolo all’esterno del gruppo con le responsabilità di consigliere e vice presidente in Telecom Italia”. Hervé Philippe ha rassegnato le proprie dimissioni “per assicurare che il nuovo vertice sia debitamente valutato e sostenuto da tutti gli stakeholders, nel rispetto delle norme e dello Statuto, evitando di esporre la società ad azioni legali improprie”. Crépin anziche’ “dare la possibilita'” a Elliott, definito “hedge fund” “di avviare una campagna volta alla revoca” dei consiglieri, “ha deciso anche lui di presentare le proprie irrevocabili dimissioni”. Il presidente esecutivo Arnaud de Puyfontaine ha ritenuto “fosse piu’ opportuno lasciare agli azionisti la nomina dei membri di tutto il Consiglio ai sensi delle leggi applicabili e, pertanto, ha rassegnato le proprie dimissioni irrevocabili con efficacia dall’inizio della prossima assemblea, ossia dalle ore 11.00 del 24 aprile 2018”. Se il tentativo del fondo Elliott “dovesse riuscire, ne conseguirebbe un abbandono del piano industriale recentemente approvato, senza valide alternative industriali”. E’ il parere del presidente di Tim, Arnaud de Puyfontaine, espresso nell’integrazione che la Tim ha fornito alla Consob, sulle ragioni delle dimissioni dei sei membri del consiglio di amministrazione.

Sul fronte Persidera il processo di vendita “è tuttora in corso, fermo restando, lo si ribadisce nuovamente, che qualunque opportunità dovesse profilarsi sarà sottoposta all’esame ed alla decisione del consiglio di amministrazione, nel rispetto della procedura per l’effettuazione di operazioni con parti correlate”.

In fase di finalizzazione gli accordi commerciali tra Telecom e Mediaset, si legge ancora nell’integrazione. Riferendosi alla joint venture esplorata con Canal Plus, “a seguito dell’approvazione del piano industriale 2018-2020 e in relazione ad alcune novita’ contenute nella proposta di Vivendi (a partire dal soggetto chiamato a partecipare alla joint venture, identificato nella stessa Vivendi e non piu’ in Canal Plus), l’amministratore delegato ha deciso di tenere il progetto in stand-by e di proseguire nel frattempo autonomamente nello sviluppo dei contenuti, riprendendo le trattive con vari operatori, tra cui Mediaset, con il quale sono in fase di finalizzazione accordi commerciali”.

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