STRATEGIE

Iot, la ricetta è open source: così si valorizza l’esplosione dei dati

Al DataWorks Summit di Berlino, il gruppo Hortonworks specializzato in global data management delinea la roadmap per il medio termine: gestione, visibilità e protezione anche alla luce delle nuove regole del gioco imposte dal Gdpr

Pubblicato il 20 Apr 2018

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L’esplosione dell’Internet of Things comporterà – e in parte sta già comportando – tre grandi sfide per le imprese che attingeranno a piene mani dagli oggetti connessi per costruire nuovi servizi e nuovi modelli di business: la gestione di volumi di dati (spesso ridondanti e non utili) sempre maggiori, la loro visibilità sulle diverse piattaforme dell’hybrid Cloud e – fondamentale – la loro protezione. Tutto questo al netto della rivoluzione che sta per investire il modus operandi di chi tratta informazioni riconducibili ai cittadini europei: il Gdpr (General Data Protection Regulation) diventerà esecutivo il 25 maggio e cambierà per sempre le regole del gioco, imperniandolo sul consenso e sulla consapevolezza degli utenti rispetto alle finalità del trattamento.

Come garantire gestione, visibilità e protezione in uno scenario competitivo in continua evoluzione? Secondo Hortonworks, gruppo specializzato in soluzioni di global data management, la risposta risiede nell’approccio open source. Tenere il passo delle mutevoli esigenze di business sta infatti diventando tanto difficile quanto riuscire a sviluppare e implementare soluzioni tecnologiche ad hoc. “Rivolgersi ai vendor tradizionali significa avviare progetti che possono richiedere settimane per entrare in produzione. Tempi molto ridotti rispetto a qualche anno fa, ma comunque ancora significativi quando c’è la necessità di agire tempestivamente”, spiega James Grehan, Regional VP Spain di Hortonworks. “Senza contare che, tipicamente, una soluzione creata da un vendor una volta installata non viene ulteriormente sviluppata per il resto del mercato. Nell’open source, invece, è prima di tutto possibile inoltrare una richiesta alla community (nella fattispecie la Apache Software Foundation, ndr) con l’alta probabilità di trovare un prodotto già esistente che risponda al problema in questione, e che in base alle specifiche esigenze del cliente può essere perfezionato e personalizzato. Una volta implementato – nel giro di pochi giorni – quel prodotto viene poi restituito alla community che continua a modificarlo e aggiornarlo. Per questo sono convinto che nei prossimi anni quello dell’open source risulterà, soprattutto per le piccole e medie imprese, il modello vincente di accesso all’innovazione spinta nell’ambito del data management”.

CorCom ha incontrato Grehan e altri top manager di Hortonworks in occasione del DataWorks Summit, la sesta edizione (di scena questa settimana a Berlino) del convegno che l’azienda americana dedica annualmente a partner e sviluppatori del Vecchio continente per fare il punto della situazione e delineare la roadmap per il medio termine. Fondato nel 2011, il gruppo conta oggi a livello internazionale circa 2.300 partner tecnologici e 1.330 clienti con sottoscrizione (tra cui ING, Telefonica, Santander, Audi, Walt Disney, Renault), in aumento del 63% nel quarto trimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Se sul piano strategico dovrebbe aumentare il peso della vendita indiretta, soprattutto per quanto riguarda i clienti di dimensioni minori, sul piano tecnico l’obiettivo è riuscire a dare sempre più visibilità e sicurezza ai dati scremando quelli effettivamente rilevanti per il business prima ancora che arrivino nei data center. “Questo non solo per una questione di ottimizzazione dello spazio, ma anche per rendere più veloci i processi di elaborazione in base ai quali si può dar vita a servizi personalizzati erogabili in tempo reale”, precisa Grehan, facendo l’esempio di un’applicazione IoT in ambito automotive. “Immaginiamo che un veicolo connesso segnali al conducente che il carburante sta per terminare e che c’è una stazione di servizio lungo la strada. A seconda della stagione e della temperatura esterna, la stazione di servizio può inviare all’utente coupon e offerte promozionali contestualizzate, in real time, sulla base dei dati raccolti, incrociati ed elaborati sul perimetro del network, senza passare dai data center. Ed ecco che il cliente si vede proporre uno sconto sul gelato se la giornata è calda, sul caffè se invece è fredda. L’azione deve essere tempestiva, altrimenti l’occasione è persa”. Per Grehan questo aspetto, insieme alla garanzia sulla protezione delle informazioni personali, rappresenterà un elemento strategico per la differenziazione dell’offerta rispetto alla concorrenza.

Al DataWorks Summit, Hortonworks ha presentato Data Steward Studio (DSS), un nuovo servizio della piattaforma Data Plane Service, che consente alle imprese di monitorare i flussi sotto il profilo della sicurezza e della governance anche attraverso repository di dimensioni considerevoli, a prescindere da dove siano localizzati i carichi di lavoro, on premise oppure in Cloud. Il servizio dovrebbe permettere alle organizzazioni di migliorare la valutazione e l’identificazione di livelli di accessibilità e trust dei dati, aumentando al tempo stesso la capacità di estrarre insight dai vari data lakes, a tutto vantaggio di information steward, data scientist, business analyst e data engineers, che potranno organizzare le informazioni in base a diversi criteri (come classificazioni di business, finalità, tipo di protezione), evidenziare e catalogare dati personali e sensibili in modo da potenziarne il livello di riservatezza, migliorare lo sfruttamento dei metadata per la profilazione dei clienti e la loro anonimizzazione.

Hortonworks, per certi versi, sta cercando di muoversi d’anticipo, posizionandosi come un fornitore di soluzioni che aiutino le imprese a gestire l’intero ciclo di vita del dato nell’era degli analytics, del Cloud ibrido e del GDPR. Abhas Ricky, Director of Strategy & Innovation, ricorda che secondo un’indagine di Tech Target, per un’azienda il costo medio della compliance al nuovo regolamento pesa per il 14,3% del budget IT. Ciò dipende dal fatto che la privacy by design implica un approccio completamente nuovo, non più reattivo, ma proattivo, da declinare non solo rispetto all’infrastruttura informatica, ma lungo tutte le attività e i processi dell’organizzazione, rispettando la compatibilità con le policy aziendali. “Sicurezza, governance e visibilità, considerata l’enorme mole di dati in circolazione, stanno diventando priorità di qualsiasi impresa, a partire da quelle attive in settori strategici come Telco, Finance e Retail, dove il trattamento delle informazioni personali è cruciale per generare nuovo valore e vantaggio competitivo”, chiosa John Kreisa, VP International Marketing di Hortonworks. “Ma la verità è che la maggior parte delle aziende non è ancora pronta a questo salto”.

 

 

 

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