Sul nome di Amos Genish si ricompattano i consiglieri Tim riuniti oggi a Rozzano: l’imprenditore israeliano è stato nominato in Cda con 97,86% voti (i contrari l’1,17%, gli astenuti lo 0,97%). La nomina di Genish, che resterà in carica fino al 4 maggio come tutto il consiglio, è stata accolta da un breve applauso. “Lo scorporo della rete riguarda anche le Autorità e l’Ue, e il progetto di separazione può essere finalizzato in 12-18 mesi” ha detto l’ad rilanciando sulla separazione di rete: “E’ un progetto industriale che assicurerà la sostenibilità nel lungo termine ai nostri investimenti nelle infrastrutture”.
La conferma di Genish arriva dall‘assemblea riunita sotto la presidenza di Franco Bernabè, e che ha registrato la partecipazione del 65,94% del capitale ordinario: approvato il bilancio 2017 – chiuso con un utile di 1.086 milioni di euro – e la distribuzione alle sole azioni di risparmio del dividendo privilegiato, in ragione di 2,75 cent per azione. Il dividendo verrà messo in pagamento a partire dal 20 giugno 2018 (record date 19 giugno 2018), con stacco cedola in data 18 giugno 2018. Approvato la politica di remunerazione della Società per l’esercizio 2018 e il piano di incentivazione basato su strumenti finanziari denominato “Long Term Incentive Plan 2018-2020”. Non è stato conferito l’incarico di revisione per il periodo 2019-2027.
Il Ceo Genish ha ribadito la disponibilità a mantenere il proprio ruolo anche in caso di vittoria del fondo Elliott: “Sono qui in qualità di ceo e sono qui per lavorare con il team e ho sopratutto, come tutti i ceo, piena fiducia da parte dell’azienda, che è un fattore chiave. Spero ovviamente che questo possa esserci anche nei mesi a venire”. Il fondo Usa non fa aspettare il suo endorsement: “Siamo concordi a votare a favore della nomina di Genish evitando incertezze e discontinuità per l’azienda e il mercato” e promette di dare battaglia: “L’assemblea del 4 maggio farà voltare pagina sulla governance e sui conflitti di interesse” nominando un cda che saprà “accompagnare il management nella creazione di valore per tutti gli azionisti” ha detto Giorgio Furlani, portfolio manager di Elliott intervenendo all’assemblea.
“Serve un atteggiamento meno conflittuale e più attento all’interesse di tutti gli azionisti, della società e dei dipendenti che hanno diritto a un management impegnato e a soci che garantiscano sostegno e stabilità con una visione di lungo periodo” ha detto il vp Franco Bernabè aprendo l’assemblea (visione condivisa dall’Ad: “Dobbiamo lavorare insieme e con tutti”). Rispondendo alle domande degli azionisti ha detto che “la rete Tim non è vecchia come qualcuno insinua. Ha tutti i requisiti per essere avanzata e tecnicamente mantenuta”. Se verrà societarizzata “verrà valutata secondo il valore di mercato e quando arriverà il momento di conferirla alla società, tutti gli elementi saranno valutati e forse saranno oggetto di un’apposita assemblea”.
Bernabè, assistito nei lavori e procedure assembleari di queste settimane da Alberto Toffoletto (assiste anche Telecom: è esperto di corporate governance, ordinario di Diritto Commerciale alla Statale di Milano e fondatore di NCTM Studio Legale), ha ricordato che l’integrazione dell’odg con la revoca e la nomina di 8 consiglieri è stato sospeso avendo Vivendi e Tim vinto il ricorso contro l’integrazione dell’odg voluta dal collegio sindacale. Le partecipazioni sopra il 3% sono quelle di Vivendi con il 23,94% del capitale, Elliott di Paul Singer con l’8,85% e Cdp con il 4,78%, in crescita rispetto al 4,26% prima comunicato. La battaglia legale che ha preceduto quest’assemblea, commenta Bernabè “è il segnale del progressivo deterioramento all’interno del cda e tra cda e collegio sindacale. C’è stata una polemica dai toni eccessivi e poco consoni allo standing di una società come la nostra, esternazione di giudizi che non giovano alla società, un clima sbagliato con gravi ripercussioni in termini reputazionali”. “Auspico – ha concluso – che tutti soci in particolare quelli di riferimento siano portatori di una dialettica costruttiva, garanti dell’ autonomia degli organi della società, per favorire la sua crescita”. “Non tifo per Vivendi- ha anche detto il vp -, faccio l’interesse della società e dei suoi azionisti”.
“Non si può non segnalare che la nomina di Genish è stata oggetto deleghe di voto di tantissimi azionisti che non possono rimanere inascoltati” aveva detto Bernabè proponendo dunque di “mettere in votazione tutto l’ordine del giorno, inclusa la nomina di Genish, con l’avvertenza che la nomina non potrà sopravvivere” alla decadenza del cda.
Affrontato in assemblea anche il fronte Mediaset: “Nel nostro piano strategico c’è l’acquisizione di contenuti per l’offerta Tim Vision”, Mediaset “era uno tra i fornitori e i negoziati già in atto” ha detto Genish.