IL MERGER

T-Mobile e Sprint, accordo da 26,5 miliardi. Avanti tutta sul 5G

La sfida ai carrier dominanti Verizon e At&t è partita dopo anni di tentativi falliti. Deutsche Telekom avrà il 42%, Softbank il 27% della nuova società che conterà su 127 milioni di abbonati. Alla guida l’attuale Ceo di T-Mobile John Legere. Ma l’approvazione delle authority di controllo non sarà scontata

Pubblicato il 30 Apr 2018

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E’ fatta: i due operatori mobili americani T-Mobile Us e Sprint si uniscono finalmente dopo anni di tentativi falliti. I due carrier, tramite gli azionisti di maggioranza Deutsche Telekom (che ha il 62% di T-Mobile Us) e la giapponese Softbank (83% di Sprint), hanno firmato per il merger, un’operazione all-stock del valore di 26,5 miliardi dollari, da concludersi entro il primo semestre del 2019, riporta Bloomberg. Il valore dell’entità congiunta è di circa 150 miliardi di dollari, con sinergie attese di circa 43 miliardi. Dopo la rottura delle trattative cinque mesi fa, i due operatori mobili americani avevano riaperto il negoziato il mese scorso. Finora l’ostacolo è stato il mancato accordo sull’assetto societario.

L’intesa raggiunta prevede che la nuova entità prenda la denominazione di T-Mobile; sarà guidata dall’attuale Ceo di T-Mobile John Legere: “Man mano che entriamo nell’era del 5G – ha detto – consumatori e imprese hanno bisogno di un’azienda con cultura e capacità disruptive tali da forzare un cambiamento vantaggioso per tutti”. Deutsche Telekom e Softbank controlleranno rispettivamente il 42% e il 27%; il restante 31% sarà posseduto dal mercato. Softbank e Deutsche Telekom firmeranno anche un accordo sui diritti di voto che darà alla telco tedesca la maggioranza; Deutsche Telekom potrà anche nominare nove dei 14 membri del Cda, di cui due saranno comunque indipendenti. La struttura dell’accordo significa che “Deutsche Telekom sarà in grado di consolidare pienamente T-Mobile Us in futuro“, afferma la telco tedesca.

“Questo è un accordo eccezionale, che rafforzerà la presenza di Deutsche Telekom sui maggiori mercati del mondo occidentale”, ha commentato in una nota ufficiale Timotheus Höttges, Ceo di Deutsche Telekom e che sarà nominato presidente del board della nuova società. “Nessun’altra azienda in questa industria è rappresentata in modo così forte sia negli Stati Uniti che in Europa come DT. Il 90% delle nostre revenues deriva da paesi con economie in piena salute. Deutsche Telekom beneficierà della crescita su entrambe le sponde dell’Altantico”.

La strategia della rafforzata T-Mobile Us si snoderà su due direttrici: prezzi competitivi per i clienti e offerta 5G rapidamente sul mercato, grazie agli asset in spettro già acquisiti dalle due partner. T-Mobile e Sprint punteranno su prodotti convergenti, che uniscono telefonia fissa e mobile. Integrazione tra le reti mobili di T-Mobile Us e Sprint e roll-out congiunto della rete nazionale 5G sono i pilastri della strategia, che, dice DT, beneficierà anche la crescita economica statunitense e aiuterà a colmare il divario digitale nelle zone rurali. Gli operatori Usa stanno investendo miliardi di dollari nell’aggiornamento delle reti in vista del nuovo standard mobile che dovrebbe essere lanciato negli Usa il prossimo anno. T-Mobile ha dichiarato che investirà 40 miliardi di dollari nel business e nell’espansione della rete 5G nei primi tre anni dopo il completamento di un accordo.

Il nuovo carrier americano conterà circa 127 milioni di clienti e entrate di 76 miliardi di dollari (sulla base dei risultati attesi per il 2018). Questo, sottolinea la nota di DT, metterà col tempo T-Mobile sullo stesso livello dei due attuali leader di mercato, At&t e Verizon. Resta da aspettare la risposta del regolatore, riflesso dell‘atteggiamento di Trump sul consolidamento del mercato telefonico: il deal porta da quattro a tre i carrier statunitensi.

Ora si attende il vaglio delle autorità Usa e del presidente Trump. Ma non sarà semplice. L’antitrust in passato – già ai tempi dell’amministrazione Obama – ha espresso contrarietà alla riduzione dei principali operatori di telecomunicazioni da quattro a tre. Si dovrà dunque valutare se l’accordo non comprima la concorrenza e gli investimenti sul 5G. L’attuale amministrazione sta dandosi da fare per bloccare l’acquisizione per 85 miliardi di dollari di Time Warner da parte di At&T.

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