Calabrò: “Frequenze tivù aumentare il canone”

Il presidente dell’Agcom propone una revisione delle tariffe di concessione nel settore televisivo, oggi fissate a circa l’1% del fatturato. E sulla società della rete puntualizza: “La banda larga mobile integra, non sostituisce la banda larga fissa”

Pubblicato il 07 Ott 2011

“Aumentare il canone di concessione delle frequenze tv, oggi
fissato a circa l1% del fatturato, parametrandolo più
adeguatamente all’utilizzo della banda”. Questa la proposta
avanzata da Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom, in
un’intervista al Sole 24 Ore. Calabrò risponde così alla
domanda se non sia contraddittorio che nello stesso momento lo
stesso bene (le frequenze a 800 MHz ndr) sia messo all’asta per
un utilizzo nelle Tlc e venga invece “regalato” alle
televisioni nel “nel “beauty contest”.

Il presidente premette che “Questo procedimento (il beauty
contest ndr) nasce da una procedura di infrazione aperta dalla
Commissione europea per insufficiente pluralismo televisivo in
Italia – dice Calabrò – e da una susseguente trattativa tra il
viceministro per le comunicazioni e la Commissaria Reding. Le
frequenze tv sono sempre state assegnate per via amministrativa a
titolo non oneroso; non solo in Italia ma anche negli Stati Uniti.
Ciò stante – prosegue Calabrò – adottare criteri di assegnazione
onerosa per i nuovi entranti avrebbe costituito una discriminazione
rispetto a chi aveva avuto le frequenze senza pagare. Certo, da
quando quella delibera è stata adottata, ne è passata di acqua
sotto i ponti. Certo, alterare il confronto competitivo in corso,
legislativamente definito, non si può”.

Per quanto riguarda l’utilizzo della parte di cassa derivante
dall’asta Lte riservata allo sviluppo del broadband, il
presidente Calabrò esprime il suo parere sull’intenzione del
ministro per lo Sviluppo economico Romani di puntare sulla società
della rete. “”Sono decisioni di politica industriale – dice
Calabrò – Io mi limito a dire che per gli interventi pubblici
negli investimenti per le Ngn occorre un cambiamento di mentalità
che ancora non vedo né negli operatori, né al tavolo Romani, né
nella Commissione europea. Lo sviluppo del mobile non fa venir meno
la necessità della realizzazione di un rete in fibra. La
costruzione dei treni veloci non riduce l’importanza di costruire
aeroplani. Date le modalità d’uso, la banda larga mobile
integra, non sostituisce la banda larga fissa”.

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