IL CASO

Carl Icahn la spunta: fuori Jacobson e Keegan. Che ne sarà della fusione Xerox-Fujifilm?

Dimissioni per il top management e sei membri del cda. Sul piatto il merger da 6,1 miliardi di dollari che prevedeva il taglio di 10mila dipendenti e la quotazione alla Borsa di New York. Presidenza a Keith Cozza. John Visentin ceo in pectore

Pubblicato il 02 Mag 2018

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Alla fine l’ha spuntata Carl Icahn. E il top management di Xerox, nonché sei membri del cda, hanno dovuto non solo alzare bandiera bianca ma lasciare l’azienda. La notizia è di poche ore fa e mette di fatto fine alla tentata acquisizione dell’azienda da parte di Fujifilm per 6,1 miliardi di dollari. La faccenda è costata la testa all’amministratore delegato Jeffrey Jacobson e al presidente Robert Keegan a seguito dell’accordo con gli investitori che hanno intentato la causa e che porterà ora al vertice della compagnia i dirigenti vicini a Icahn.

A Jacobson era stato affidato il timone dell’aziende poco più di un anno fa, a seguito della separazione di Xerox in due aziende separate e indipendenti, entrambe quotate in borsa: Xerox e Conduent, la prima specializzata nel Document Technology e Document Outsourcing e la seconda nel Business Process Outsourcing.

L’uscita di scena del managemen apre dunque a un nuovo assetto: la presidenza, a meno di ripensamenti dell’ultim’ora, sarà affidata a Keith Cozza, Ceo del gruppo Icahn, mentre è John Visentin – consulente di Icahn nella battaglia contro Xerox – il ceo in pectore.

La trattativa per l’acquisizione di Xerox da parte della nipponica Fujifilm Holdings – le due aziende sono già legate da una joint venture – risale allo scorso gennaio, ma sin da subito la questione ha sollevato polemiche a causa del cambio di controllo. L’acquisizione, secondo i piani, avrebbe dovuto concludersi già entro questa estate: Fujifilm si sarebbe portata a casa il 50,1 per cento della Xerox Corporation – al costo di 6,1 miliardi di dollari – per poi conferire il 75% della partecipazione alla joint venture Fuji Xerox operativa sul mercato asiatico. La liason era talmente data per certa da sortire un pre-piano industriale che prevedeva la messa a fattor comune delle sinergie, un taglio di circa 10mila dipendenti a livello globale e la quotazione alla Borsa di New York.

Carl Icahn, primo azionista di Xerox con una quota del 9,7% aveva immediatamente inviato una inferocita lettera agli altri azionisti lanciando il j’accuse contro il management della società “chiaramente incapace di rinegoziare la joint venture in modo più favorevole”.

Tra le novità apportate dal deal, la quotazione alla Borsa di New York e la messa in cantiere di un piano industriale che metta a frutto le sinergie tra le due multinazionali e un taglio dei dipendenti a livello globale di circa 10 mila unità.

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