Aziende e sindacati bocciano la bozza del ddl Stabilità che
destina il surplus dell'asta Lte all'istruzione e
all'ammortamento dei titoli di stato. Il prima linea Asstel,
Assinform, ma anche la Cgil, che chiedon a gran voce che il
tesoretto torni al settore delle Ict.
Stefano Parisi, presidente di
Asstel, augurandosi che "il Governo torni sui
suoi passi perchè "gli investimenti nelle reti di nuova
generazione sono un volano per la crescita economica",
sottolinea che "le aziende di Telecomunicazioni sono
consapevoli della situazione di finanza pubblica e non chiedono
aiuti, ma ritengono che se ci dovessero essere risorse disponibili,
queste possano essere ben impiegate per eliminare definitivamente
il digital divide".
"Gli operatori di Tlc – ricorda Parisi – hanno presentato
recentemente al Governo un progetto per portare l’infrastruttura
in fibra ottica a sessanta distretti industriali, che significa
dare accesso a banda larga a più di 200mila imprese, e per
assicurare le connessioni in fibra per il collegamento delle reti
mobili per i Comuni sotto i 3mila abitanti. Ci auguriamo che il
Governo prenda nella dovuta considerazione tali progetti che
potranno assicurare in tempi rapidi il miglioramento della
competitività delle imprese italiane e incentivare lo sviluppo dei
territori".
Paolo Angelucci, presidente di
Assinform propone di destinare "duecento
milioni di euro (pari a poco più del 12% del surplus) alla
dematerializzazione e ai processi di switch-off dalla carta nella
PA significhrebbe avere non solo ricadute dirette
sull'innovazione e qualità dei servizi pubblici e
sull'aumento dell'occupazione giovanile, ma indurrebbero
investimenti dal parte delle imprese e dell’ industria IT
dell’ordine di 1 miliardo di euro, essendo 5 il fattore
moltiplicatore degli investimenti in tecnologie digitali".
“Siamo consapevoli della delicata situazione delle finanze
pubbliche – continua a Angelucci – ma proprio per questo
invitiamo il Governo a un ripensamento. E’ il momento di valutare
l’opportunità che si presenta oggi al Paese di poter ottenere,
anche con poche risorse extra budget, ritorni rapidi in termini di
spinte verso la crescita e la modernizzazione. L’innovazione
tecnologica al servizio dei cittadini, delle imprese e delle
pubbliche amministrazioni, è una leva di sviluppo e di benessere
per la collettività e sarebbe assolutamente necessario utilizzare
una parte delle risorse aggiuntive nelle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione con interventi sia sul
lato dell’offerta tramite l'estensione della fibra ottica in
primis nei distretti industriali, che su quello della domanda di
servizi innovativi a partire da quelli delle Pubbliche
Amministrazioni. L’Expo 2015 è alle porte, abbiamo una vetrina
mondiale a cui l’Italia non può rinunciare e deve presentarsi
con infrastrutturazione e servizi avanzati recuperando
un’immagine di paese moderno e competitivo".
La Slc-Cgil chiede a gran voce che gli 800 milioni
rimangano in dote al ministero dello Sviluppo economico. "Le
risose, che che già rappresentano una cifra esigua – dice
Alessandro Genovesi, segreario nazionale Slc-Cgil
– devono subito essere spesi all’interno di una strategia che,
coordinandosi con le decisioni dell’Agcom da qui a fine anno,
favorisca gli investimenti privati per la creazione delle reti Ngn
e una seria politica di riduzione del digital divide utilizzando
tanto le reti fisse che mobili”
“Siamo già in ritardo con gli obiettivi di Agenda Digitale,
migliaia di imprese e di lavoratori aspettano un segnale chiaro e
concreto per una crescita che dia occupazione di qualità,
valorizzazione delle professionalità, nuove occasioni –
puntualizza il sindacalista – Cosa si aspetta? Quando si tornerà
seriamente in questo Paese a lavorare per lo sviluppo e la
crescita, mettendo da parte il furore ideologico contro lavoratori
e pensionati?”