"A settembre gli organismi europei hanno fatto i primi passi
in un piano che porterà ad assegnare le frequenze a 1,4 GHz alla
banda larga mobile entro un anno", annuncia trionfante
Phillipa Marks, direttore di Plum Consulting. È da mesi che
l’osservatorio di ricerca preme in questa direzione, notando come
quella banda di frequenze (1452-1492, anche detta banda L) adesso
non è di fatto utilizzata in Europa e darebbe risorse preziose
alla telefonia mobile. Plum calcola in 54 miliardi di euro il
beneficio che ne verrebbe per l’economia europea in dieci
anni.
“Il principale ostacolo all’uso dei 1,4 GHz per la banda larga
mobile è che finora sono stati allocati per la mobile tv… ma di
recente è apparso chiaro a tutti che questa tecnologia è un
flop”. “Tanto che nessun operatore utilizza gli 1,4 per la
mobile tv”. Quei pochi operatori che ancora offrono questi
servizi (con tecnologia Dvb-h) usano frequenze diverse (500-600
MHz, banda Uhf).
Plum nota anche che al settore serve proprio avere gli 1.4 GHz.
Adesso stanno ricevendo quelle del dividendo digitale (800 MHz) e
dei 2.6 GHz e non ne avranno altre almeno fino al 2018, se non si
liberano gli 1,4 GHz.
In particolare, queste frequenze serviranno in funzione Sdl
(Supplemental downlink). Gli operatori potranno usarle insomma per
dare agli utenti più banda in download, associandole ad altre
frequenze in diverse bande spettrali. Lo scopo è offrire servizi
multimediali di vario tipo, su 3G e su 4G. Plum prevede che i
servizi banda larga mobile avranno bisogno di risorse di download
otto volte superiori a quelle di upload. Ma la nuova capacità
disponibile per gli operatori aprirà la porta anche a modelli di
business innovativi. Per esempio la vendita di apparecchi che
integrano offerte di connettività gratuita per sempre (sulla
scorta di quanto fa Amazon con il Kindle). O servizi mobili gestiti
nella cloud, per l’utenza business. In alcuni Paesi, la nuova
banda può favorire l’ingresso di altri concorrenti. In generale,
Plum prevede che le nuove risorse faranno calare i prezzi per
internet mobile e permetteranno di raggiungere gli obiettivi
dell’Agenda Digitale europea (30 Mbps per tutti entro il
2020).
Problema: non si può decidere dall’oggi al domani di riallocare
quelle frequenze. “Serve prima un piano europeo armonizzato e ha
appena cominciato a lavorarci il Cept”. È la Conferenza europea
delle amministrazioni postali e di telecomunicazioni, un istituto
che coordina tutte le organizzazioni di settore europee. Plum
prevede che ci vorrà un anno (fino a dicembre 2012) per il piano.
I terminali ora in commercio non possono però usare quelle
frequenze. Nel 2013-2014 quindi l’ente 3GPP dovrà preparare gli
standard a tal scopo; i produttori svilupperanno i chip (Qualcomm –
riferisce Plum – afferma che questo non è problematico). E quindi
lo spettro sarà liberato. Non è ancora finita: a quel punto i
produttori di cellulari e chiavette dovranno introdurre i chip e le
antenne che supportino gli 1.4 GHz. Avverrà nel 2014-2015, secondo
le previsioni di Plum. Fra quattro anni al massimo gli utenti
potranno navigare in mobilità con il turbo della banda L, insomma.
Sono buone frequenze, per la copertura: la loro capacità di
propagazione è intermedia tra gli 800 MHz e i 2.1 GHz (ora usati
per il 3G). “Credo che l’Europa farà da guida per l’uso di
questa banda per internet mobile. Altri Paesi seguiranno”.
Quanto al resto: solo dopo il 2018 si libereranno frequenze a 3.5
GHz, 2.3 GHz e 700 MHz, ora occupate e utilizzate. Da varie parti,
inoltre, si preme perché gli operatori siano autorizzati, dalle
authority tlc nazionali, a usare le frequenze del Dvb-h per la
banda larga mobile. Ma anche in questo caso bisognerà aspettare
poi terminali in grado di gestirle.