Stefano Festa, responsabile dell’osservatorio Anfov sul WiMax,
ha le idee chiare e per lo scarso sviluppo della rete in quest
ultimo anno e mezzo punta il dito sia contro gli operatori sia
contro il bando d’asta. “Si sarebbero dovuti prevedere alcuni
vincoli per la realizzazione delle reti. La loro totale assenza
ha in un certo senso legittimato gli operatori che hanno vinto la
gara per le frequenze a 3,5 Ghz a sviluppare molto poco”.
Ovvero? Cosa è stato fatto fino ad ora?
Per esempio, Telecom Italia, che ha acquistato al centro sud, ha
fatto poco o niente. Qualcosa in più ha fatto Aria, specialmente
in Lombardia e Puglia, mentre Veneto e Piemonte sono rimaste un
po’ ferme, con coperture molto limitate. Un caso interessante
è quello di Retelit, che ha scelto di costruire la rete per
altri, in modo da dare l’acceso a tanti operatori WiMax
virtuali. In generale diciamo che il vincolo a 30 mesi
dall’assegnazione ha fatto sì che tutti si muovessero con
grande lentezza e con ritardi nello sviluppo delle
infrastrutture.
Eppure, si parla spesso del WiMax come tecnologia clou
per superare il digital divide.
In effetti, se consideriamo che fra scarsa copertura e scarsa
capacità almeno il 15% della popolazione ha difficoltà ad
accedere alla banda larga, è evidente come si dovrebbe fare di
più. E probabilmente, alla fine, il WiMax il suo ruolo lo
giocherà: se non altro perché la stazione radio base e la Cpe
costano meno delle infrastrutture necessarie per le reti fisse o
mobili.
Tuttavia ci sono molte perplessità, anche fra le
aziende…
Una situazione interessante che parla da
sé è che Nokia Siemens e Alcatel Lucent hanno abbandonato gli
apparecchi che funzionavano con le frequenze a 3,5 Ghz. La prima
ha smesso di produrre l’N810, quella franco americana sta
spingendo per una maggior convergenze fra WiMax e Lte. Certo,
Motorola ci investe ancora, ma l’assenza di apparecchi che
vadano in mobilità su quello spettro è destinata a strozzare lo
sviluppo del mercato, già penalizzato dal ritardo con cui è
arrivato in Italia.
Meglio metterci una pietra sopra, dunque?
Diciamo che di sicuro gli operatori non hanno pagato poco. Il
futuro redditizio che vedo per il WiMax è un panorama in cui,
invece della miriade di operatori attuali ce ne saranno soltanto
2 o 3. Solo così, diventando l’unica alternativa per le zone
in cui l’Adsl è inservibile acquisiranno un numero di utenti
sufficiente. Se questo avverrà, probabilmente raggiungeranno il
break even fra circa 5 anni. Le licenze sono state pagate tanto e
potrebbe essere necessaria una politica di sgravi fiscali. Anche
perché, essendo richiesta una copertura minima del territorio
per mantenere il diritto, sarà difficile per altri operatori
impiantare centraline e subentrare a chi ha vinto le licenze,
considerato anche che c’è l’aggravante di dover colpire aree
di fallimento economico.