Da luglio nell’Unione europea comincerà l’applicazione di un “codice pratico” di autoregolamentazione destinato alle piattaforme digitali e ai gestori della pubblicità online. Non una misura vincolante, ma una iniziativa che, se non darà i risultati sperati, potrà essere seguita a dicembre da iniziative di tipo legislativo. L’annuncio è della commissaria Ue al Digitale, Mariya Gabriel, che ha dettato lo roadmap durante un incontro al Politecnico di Milano. Il provvedimento, ha spiegato la commissaria, sarà reso pubblico a luglio ed è il frutto del “lavoro di diversi mesi. Mi aspetto che le piattaforme vi si attengano per avere risultati in ottobre. A dicembre mi riservo il diritto di fare altre proposte, anche di tipo legislativo”.
“Quando vogliono le piattaforme possono ottenere risultati. Con questo codice diamo loro una chance. Il tema è molto sentito dai cittadini europei, l’83% dei quali pensa che le fake news mettano a rischio la democrazia” ha proseguito Gabriel. “La parola fondamentale – ha concluso – è trasparenza”, per esempio nell’indicare con chiarezza quali sono i contenuti sponsorizzati. L’obiettivo è che “siano i cittadini stessi a segnalare” le bufale e che nasca una “rete europea di fact checker”. Alla fine dalla sperimentazione verrà fatta una analisi dei risultati in vista di “eventuali misure regolamentari” con un approccio che deve essere necessariamente europeo perché “le fake news non hanno confini”.
A gennaio la Commissione europea ha creato una task force per fornire consulenza alla su come contrastare la diffusione della disinformazione online. Si tratta di un gruppo di 39 esperti – per l’Italia sono presenti Oreste Pollicino , docente della Bocconi, e il giornalista Gianni Riotta – che ha appunto contribuito ad elaborare il codice di condotta.
Secondo uno studio del Massachusetts Institute of Technology (Mit) su Twitter le “bufale” si diffondono 6 volte più rapidamente rispetto alle notizie vere e hanno il 70% in più di probabilità di essere ritwittate. Il report ha censito 126.000 tweet pubblicati da 3 milioni di persone e ritwittati oltre 4,5 milioni di volte. Si tratta del più ampio studio sulla diffusione di notizie false online mai fatto e condotto anche in collaborazione con la stessa Twitter. Il social network ha aperto i suoi archivi storici ai ricercatori che hanno studiato i tweet dal 2006 al 2017.
Le bufale più veloci riguardano la politica, e battono quelle su terrorismo, disastri naturali, finanza e scienza. E’ emerso che raggiungere 1.500 persone le notizie false impiegano in media 6 volte meno tempo rispetto al tempo impiegato dalle notizie vere. A rendere le bufale così popolari sono soprattutto le persone, più che i programmi dedicati a questo scopo: questo accade perché le persone sono più propense a ritwittare informazioni considerate nuove e le fake news sono confezionate in modo da apparire come notizie più fresche.