Dopo l’abbandono forzato di Telegram, in Russia è boom di VPN stranieri. L’aumento del ricorso a servizi di reti di comunicazione private estere segue il tentativo da parte delle autorità di Mosca di bloccare il noto servizio di messaggistica istantanea.
Secondo il giornale Kommersant, l’americano TorGuard VPN ha registrato un incremento di utenti paganti pari al 1000% dall’inizio di aprile ad oggi. Per la compagnia, quello russo è diventato il secondo mercato per velocità di crescita. Aumenti significativi anche per CyberGhost e Golden Frog: il numero di utenti è salito rispettivamente del 380% e del 190%. Il Roskomnadzor, l’autorità russa per le telecomunicazioni, ha inserito nella sua lista nera circa 20 milioni di indirizzi IP appartenenti a servizi di hosting, tra i quali Google e Amazon. Tutto per bloccare Telegram. Colpevole per i russi di non aver fornito ai servizi di sicurezza le chiavi per decrittare i messaggi.
La vicenda si inserisce nell’ambito delle indagini sull’attentato alla metro di San Pietroburgo dell’aprile 2017. L’Fsb, i servizi segreti russi, ha sostenuto più volte che gli attentatori avrebbero deciso e organizzato le loro mosse attraverso una serie di messaggi scambiati su Telegram. Il suo fondatore, Pavel Durov, si è opposto all’ordine di fornire al governo le chiavi crittografiche necessarie per accedere alle conversazioni degli utenti. Ha parlato di “strumentalizzazione” e “decisione incostituzionale”, perché lesiva del diritto degli utenti russi alla riservatezza della corrispondenza. Nell’ottobre 2017 Telegram è stato multato per 800mila rubli. Ad aprile una corte di Mosca ha accolto la richiesta dell’autorità delle telecomunicazioni di bloccare l’accesso all’app su tutto il territorio nazionale, “fino a quando non saranno soddisfatte le richieste dell’Fsb”. Dal 16 aprile Telegram è stata messa al bando in Russia. A tutto vantaggio dei concorrenti stranieri.
I VPN esteri hanno accresciuto in poco più di un mese il numero di utenti. L’intervento delle autorità russe ha coinvolto anche Google e Amazon, causando il malfunzionamento di molti siti e servizi online. Già dopo la sentenza che dava ragione al Roskomnadzor, l’autorità aveva dichiarato di volersi rivolgere ad Apple e Google per chiedere la rimozione dell’app dai loro negozi online. Ostacolato anche l’accesso ai server proxy che permettono di aggirare il blocco di Telegram: il bando è stato esteso a 80 servizi VPN “creati specificamente” per aiutare gli utenti a eludere il blocco.