PRIVACY

Facebook, niente rimborsi per gli utenti europei colpiti dal datagate

L’azienda californiana invia un “supplemento” di risposte all’Europarlamento dopo le domande lasciate cadere da Mark Zuckerberg a Bruxelles. E nega la possibilità di un risarcimento per gli iscritti coinvolti nello scandalo: “Mai condiviso i dati sensibili sui conti bancari”. Zero possibilità anche di separare i dati Facebook da quelli Whatsapp: “Impossibile, serve l’integrazione per rafforzare sistemi di sicurezza”

Pubblicato il 24 Mag 2018

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Rimborsi agli utenti europei di Facebook? Anche no. Emerge dalle risposte che l’azienda californiana ha inviato al presidente del Parlamento Ue come “supplemento” alle richieste rimaste aperte dall’incontro di Bruxelles con Mark Zuckerberg (qui-il-testo-completo).

Dunque è improbabile che Facebook rimborsi i 2,7 milioni di utenti europei i cui dati sono stati scambiati in modo improprio con la società di consulenza politica Cambridge Analytica: questo perché “i dati sensibili sui conti bancari non sono stati condivisi”.

“Si è trattato evidentemente di una violazione della fiducia – ha risposto Facebook riferendosi alla fuga di dati -. Tuttavia, è importante ricordare che non sono stati condivisi dettagli del conto bancario, informazioni sulla carta di credito o numeri ID nazionali”. “La maggior parte delle persone ha dato all’app in questione l’accesso a informazioni come il profilo pubblico, i loro ‘like’, l’elenco di amici e il compleanno. Lo stesso per gli amici le cui impostazioni consentivano la condivisione”.

Lo sviluppatore di app coinvolto nella violazione dei dati aveva venduto informazioni agli utenti statunitensi, non agli utenti dell’Ue, dice l’azienda. Facebook e Cambridge Analytica sono già al centro di una denuncia collettiva presentata da un residente del Maryland che chiede danni per lo sfruttamento dei dati senza permesso.

I legislatori Ue hanno insistito sull’uso dei dati degli utenti non iscritti a Facebook: la società ha risposto di essere trasparente circa le informazioni che raccoglie e si aspetta che anche gli altri siti Web e app siano ugualmente chiari.

Un “no” deciso in risposta alla domanda se l’azienda sia disposta a separare i dati personali degli utenti Facebook da quelli di WhatsApp: la condivisione di dati sarebbe “necessaria per aiutare a contrastare i contenuti offensivi o lo spam”.

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