Nel suo primo giorno al ministero, il ministro allo Sviluppo economico e al lavoro, Luigi di Maio, incontra i rider di Bologna: si tratta del primo appuntamento messo in agenda dal ministro nella sede di via Veneto. “I rider vengono pagati da un’applicazione pochi euro al giorno: voglio discutere con loro di diritti da garantire a tutte le categorie dei lavoratori – ha spiegato Di Maio – Il mio primo atto è stato quello di incontrare lavoratori delle gig economy che consegnano in bicicletta, sono il simbolo di una generazione abbandonata, che non ha tutele e a volte nemmeno un contratto. Oggi inizia il percorso per avere un lavoro meno precario, che abbia un salario minimo orario, questo è il primo atto di un ministero che vuole tutelare le fasce più deboli”.
L’incontro si è concluso con l’intenzione di aprire un tavolo di confronto condiviso un aperto a tutte le realtà del settore, per affrontare il tema della precarietà e dare risposte alle richieste di salario minimo e dignità di vita: La prossima settimana ci sarà un nuovo round informale.
Per la segretaria nazionale della Filt Cgil Giulia Guida “questi temi vanno però affrontati nel rispetto delle relazioni industriali e del lavoro avviato per garantire regole, diritti e piena applicazione del contratto nazionale Logistica, Trasporto Merci e Spedizione, contrastando il sistema distorto degli appalti e subappalti”. Quello dei rider, prosegue Guida “è un tema centrale del sindacato confederale e delle categorie dei trasporti che lo scorso dicembre, in occasione del rinnovo del contratto nazionale, hanno inserito per la prima volta questa nuova figura, riconoscendola come lavoro dipendente da svolgere in piena sicurezza”.
Dopo le mosse del Comune di Milano, Bologna e della Regione Lazio il tema dei tutele per i lavoratori della gig economy entra nell’agenda di governo mentre si organizzano anche i lavoratori. A Roma è infatti nato il Riders Union, il collettivo di fattorini che lavorano per le piattaforme online di consegne a domicilio come Foodora, Just Eat o Deliveroo: il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, li ha chiamati a partecipare ad un incontro in vista della proposta di legge regionale che la Giunta si è impegnata a varare entro l’estate. La nuova normativa definirà gli standard di tutele in favore dei lavoratori connessi alle piattaforme digitali.
“Il Foglio dei diritti primari del lavoro digitale” interviene su numerosi aspetti tra cui forme di tutela del lavoro, compatibili con le norme nazionali (prerogative di natura assicurativa, previdenziale e di salute e sicurezza); forme di garanzia (salario minimo individuato in sede di contrattazione collettiva, rifiuto del cottimo, manutenzione dei mezzi, indennità in casi particolari, obbligo di informazione, diritto alla formazione); strumenti permanenti di confronto tra le Parti sociali, anche al fine di rafforzare il Patto per il lavoro; strumenti di informazione, anche a partire dalla rete regionale dei Centri per l’impiego.
Una proposta, quella del Lazio, che fa il paio con la Carta dei diritti presentata dal Comune di Bologna la scorsa settimana e alla quale ha aderito anche Milano: si tratta del primo accordo in Europa sul tema della gig economy che trova un’applicazione sperimentale sul delivery food. La Carta intende promuovere la crescita delle piattaforme digitali senza abbassare le tutela dei lavoratori e sono convinto possa essere un tassello utile per promuovere una nuova cultura del lavoro digitale in Italia e in Europa.
All’attenzione di Anci e di tutti i Comuni che vorranno aderire al tavolo di confronto, il Comune di Milano propone l’individuazione di standard cui chiedere l’adesione delle piattaforme in materia di assicurazioni, dotazioni di sicurezza, salario equo. In cambio verrà offerta disponibilità a costruire adeguati percorsi formativi che nell’ottica dell’Amministrazione potranno portare al conseguimento di un attestato o di un futuro ’patentino del rider’, contemplando un particolare focus sulla sicurezza e sulle norme del codice dalla strada, nonché sulle principali disposizioni di sicurezza sul lavoro e sulle dotazioni necessarie allo svolgimento dell’attività come l’uso di caschi omologati e indumenti rifrangenti per aumentare la visibilità del lavoratore in particolari condizioni climatiche, oltre alla conoscenza delle basilari norme igienico-sanitarie per il trasporto degli alimenti al fine di garantire ancor di più il consumatore finale.
Secondo Alessia Rotta, deputata PD, la soluzione al complesso tema del lavoro nella cosiddetta gig economy non può essere contrattualistica, ma una carta dei diritti concordata con sindacati e aziende del settore: una proposta ad hoc del Partito Democratico verrà sottoposta alle Commissioni parlamentari competenti. “Per rispondere adeguatamente alle esigenze dei lavoratori sharing e on demand – spiega Rotta – è necessario conoscere la realtà: le molteplici forme di lavoro, le tipologie contrattuali che vengono applicate, i tempi delle mansioni, le legislazioni europee, ma anche le aspirazioni di chi vi si avvicina”.
“È necessario rafforzare le tutele dei lavoratori in un quadro nazionale, al netto delle buone pratiche e dei patti territoriali, perché – sottolinea – non è accettabile che i diritti siano legati al luogo in cui si lavora: o sono universali o non sono. L’innovazione è inevitabile, ma servono delle regole. È ora di costruire una rete di tutele che superi il dualismo tra subordinazione e autonomia, categorie inadeguate a descrivere queste forme di lavoro. La nostra proposta, che condivide lo spirito della Carta universale dei diritti del lavoro della Cgil, vuole rompere il nesso tra contrattazione e diritti per porli in capo al lavoratore, solo così si garantiscono tutele e sicurezza. Di Maio parta da qui”.
Ma azioni interessanti verso una tutela dei diritti dei rider si rileva cnhe dentro le aziende. Uber ha annunciato un accordo con Axa, che prevede la copertura di malattia, infortuni, congedo di maternità e di paternità per gli autisti di Uber e i corrieri di Uber Eats. La copertura assicurativa gratuita, sarà garantita a oltre 150.000 partner indipendenti di Uber
La mossa arriva dopo quella di Deliveroo che era intervenuta per prima sul fronte della tutela dei suoi operatori. I primi di maggio il gigante londinese, che ha visto crescere il suo fatturato del 600% nell’ultimo anno, ha annunciato che i 35mila fattorini che lavorano per lui in ben 12 paesi, avranno una copertura assicurativa gratuita, più sostanziosa.