Il Ceo di British Telecom, Gavin Patterson, lascerà il posto nella seconda metà dell’anno, come deciso dopo un incontro con il presidente del gruppo, Jan du Plessis. Per BT è ora di un cambio al vertice, ha indicato du Plessis: “La reazione ai nostri più recenti annunci sulle prestazioni del gruppo hanno dimostrato a Gavin e a me che occorre una nuova leadership per attuare la nostra strategia“, ha dichiarato il presidente.
La decisione è dunque frutto di risultati che hanno deluso gli azionisti e il mercato: BT ha dovuto fronteggiare il malcontento per la perdita di valore del titolo a causa di margini di guadagno sotto pressione, lo scorso mese ha annunciato che taglierà 13.000 posti di lavoro su scala globale per ridurre i costi ed è stata attaccata dai sindacati per aver tagliato i benefici del suo fondo pensione per i dipendenti, in rosso per ben 13 miliardi di sterline.
Patterson resterà alla guida di BT finché non sarà trovato un nuovo Ceo e si è detto molto soddisfatto dei risultati ottenuti dal gruppo sotto la sua guida, iniziata cinque anni fa. Ma
già nel 2017 per il colosso britannico era “allarme profitti” e a
maggio scorso l’azienda ha ampliato il programma di ristrutturazione prevedendo nei prossimi tre anni una riduzione di 13.000 dipendenti, pari al 12% della forza lavoro totale. Si tratta di personale amministrativo di quadri intermedi, che hanno sede per due terzi nel Regno Unito e per un terzo all’estero. Contemporaneamente il piano prevede l’assunzione di 6.000 persone, soprattutto tecnici e addetti all’assistenza clienti. Il gruppo aveva già operato altri tagli in precedenza, con 4.000 dipendenti usciti da alcune sedi non in Uk, tra le quali
l’Italia, dove la filiale locale era stata interessata da uno scandalo contabile.La ristrutturazione, ha detto il mese scorso Ceo Patterson, mira a “semplificare il modello operativo” e a ridurre i costi di 1,5 miliardi di sterline, in una fase storica in cui il colosso delle Tlc ha visto crescere l’Ebitda solo del 2% nel 2017-2018, mentre l’utile al netto delle tasse è pari a 2,61 miliardi di sterline (+11%). I tagli fanno parte di un “piano strategico” per “creare valore per gli azionisti a lungo termine mantenendo la posizione dominante nei servizi di telecomunicazione nel Regno Unito e alle multinazionali”. Due settimane dopo l’annuncio dei 13.000 esuberi, Patterson ha però ottenuto un aumento dello stipendio del 2,5%, riporta il sito Totaltele.com, mentre le azioni non escono dalla spirale negativa che dura da due anni.
Di qui la decisione del presidente du Plessis: serve una nuova guida al timone. BT non vuole solo tagliare, ma cerca una migliore execution per il rilancio strategico. Un primo passo è stato già fatto con l’incremento dell’offerta di servizi convergenti nella divisione Consumer Business, da cui BT si aspetta un balzo dell’utile e migliore capacità di competere. La svolta però dovrà arrivare dal lancio dell’offerta commerciale 5G nel 2019: l’intenzione di BT è di battere sul tempo le altre telco europee e, ancora una volta, dare una spinta alle redditività.