Secondo le ricerche pubblicate pochi mesi da dal FTT Council Europe in Italia sono solo il 2,3% gli abbonati all’ultrabroadband contro una media UE del 13,9%; anche il Global Connectiviiy Index di Huawei pone l’Italia al 28° posto su cinquanta paesi analizzati per quanto riguarda una serie di indicatori dello sviluppo dell’ICT e delle infrastrutture.
A fronte di questo quadro, il nostro paese sta però portando avanti un piano ambizioso di sviluppo del 5G, costituito dall’attuale trial, al quale Huawei partecipa con un impegno molto rilevante. Un trial che costituisce una best practice non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa e pone il Paese in posizione avanzata rispetto agli altri. Oltre all’ampiezza delle aree interessate, un requisito fondamentale è la collaborazione fra aziende, partner locali, Università, Pubblica Amministrazione, cioè il concetto di ecosistema, uno dei pilastri su cui si fonda l’approccio di Huawei al mercato, un approccio aperto e collaborativo. I primi risultati si stanno già vedendo.
Ovviamente per realizzare la cosiddetta Gigabit society non occorrono solo investimenti da parte degli operatori e dei vendor; non dimentichiamo che la ricerca e sviluppo sono fondamentali, Huawei ha investito da sempre fra il 12 e il 15% del proprio fatturato in R&D. Il governo – e non parlo solo di quello italiano ma in una prospettiva europea – dovrebbe supportare gli operatori nel fronteggiare le nuove sfide. Utilizzando gli strumenti a disposizione, comprese le politiche e le normative, abbiamo bisogno di costruire un ambiente favorevole agli investimenti.
Occore anche un nuovo paradigma di approccio al mercato e agli utenti, e in questo senso il 5G obbligherà tutti i player del mercato a farlo. Dobbiamo ragionare in un’ottica di ecosistema, con partnership ad ampio raggio, e di servizi/applicazioni verticali, la vera area di sviluppo e di nuove revenue per i carrier, impegnati ad investire in infrastrutture e in acquisizione delle frequenze.
Dal punto di vista della tecnologia, 5G, fibra ottica, cloud e Internet of Things (IoT) sono fondamentali per gli obiettivi digitali a lungo termine dell’Italia. I governi nel frattempo possono aiutare a generare domanda di tecnologia digitale promuovendo lo sviluppo intersettoriale e transnazionale di nuove applicazioni industriali. L’obiettivo è collaborare per uno sviluppo congiunto e condiviso.
L’Italia può contare su una solida base industriale, eccellenti capacità di ricerca e una serie di politiche e di investimenti sul digitale negli anni più recenti. Ultimo, ma non meno importante, è il tema delle skill digitali. Sappiamo che entro il 2025 il mondo che ci circonda sarà pervaso di sensori, interamente connesso, in modo intelligente. Ciò significa che dobbiamo prepararci attraverso la collaborazione fra aziende e sistema dell’istruzione in modo che i lavoratori attuali e quelli futuri, cioè gli studenti di oggi, possano cogliere appieno le opportunità che emergeranno dalla trasformazione di tutte le industry e rispondere alle future crisi. Huawei, attraverso il proprio programma di Corporate Social Responsibility ha messo in campo varie
iniziative, dal progetto Seeds for the Future, giunto alla quinta edizione, che permette ai laureandi in ingegneria di seguire corsi specialistici presso il nostro headquarter al supporto al corso di Laurea in Digital Engineering del Politecnico di Milano e del consorzio ELIS.